Anche dopo il miglior mezzo secolo in termini di riduzione della povertà, ci sono ancora centinaia di milioni di individui che perdono la vista a causa della carenza di vitamina A nella loro dieta, o vedono il ventre dei propri figli gonfiarsi per mancanza di proteine, o perché soffrono di una dissenteria prevenibile, provocata da acqua contaminata, o tossiscono per colpa di una polmonite evitabile e causata dal fumo all’interno delle abitazioni, o si spengono a causa dell’AIDS, una patologia che è diventata curabile, o soffrono di malaria, malattia del tutto evitabile. Ci sono individui che vivono in tuguri di fango essiccato, in baraccopoli di lamiera ondulata o in torri di cemento senz’anima (tra cui «le Afriche» dentro l’Occidente), individui che non hanno nemmeno la possibilità di leggere un libro o farsi visitare da un medico. Ci sono ragazzini che imbracciano mitragliatrici e ragazzine che vendono il proprio corpo. Se la mia pronipote leggerà questo libro nel 2100 vorrei che sapesse che sono acutamente consapevole delle ineguaglianze del mondo in cui vivo, un mondo in cui posso preoccuparmi del mio essere sovrappeso e un ristoratore si lamenta di quanto sia ingiusto importare fagiolini per via aerea dal Kenya in inverno, mentre nel Darfur c’è il viso raggrinzito di un bambino coperto di mosche, in Somalia una donna viene lapidata a morte e in Afghanistan un solitario imprenditore americano costruisce scuole mentre il suo governo lancia bombe.
*** Matt RIDLEY, 1958, giornalista e saggista britannico, Un ottimista razionale. Come evolve la prosperità, 2010, Codice, 2013, citato da Terry Eagleton, Speranza senza ottimismo, Ponte alle Grazie, 2017
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