giovedì 21 settembre 2017

#SPILLI / M5S, la pagliacciata dei 7 (M. Ferrario)

Finora non ho letto alcun commento che stigmatizzi il comportamento dei 7 candidati a Presidente del Consiglio che parteciperanno alla farsa delle primarie del M5S.

Certo, ho letto critiche anche dure (persino da fonti non pregiudizialmente 'contro', come Marco Travaglio, qui), su Grillo e Casaleggio junior, che hanno deciso una simile sceneggiata. Ma Grillo e la dinastia dei Casaleggio (oggi il giovane, ieri il padre) sono noti: fanno il mestiere cui ci hanno abituati e, purtroppo, non ci riservano mai troppe sorprese incoraggianti. 

Io invece vorrei buttare l'attenzione proprio sui 7 che hanno scelto se stessi, in combutta con chi li ha scelti, per fare da corona alla incoronazione online di Luigi Di Maio.

Chiedo: ma come è possibile che queste persone, sconosciute e incompetenti (più incompetenti dei già tanti incompetenti che circolano in ogni partito), accettino di partecipare ad una simile pagliacciata, facendosi credere (perché spero, per il loro equilibrio mentale, che loro non ci credano davvero) 'candidati alla carica di presidente del consiglio'? Dico: di 'presidente del Consiglio'. Una funzione che, per quanto sputtanata, resta pur sempre una funzione-top di governo di un Paese.

Al di là del fatto che, con le leggi elettorali attualmente in vigore in Italia, nessuno, in nessun partito, può realisticamente proporsi come candidato premier, perché questi signori, che accettano di essere presi per i fondelli e a loro volta hanno deciso di prendere per i fondelli chi domani, in questa generale presa di fondelli di tutto e di tutti, potrebbe votarli con un clic in rete, a sua volta prendendoli per i fondelli, non danno un'occhiata, sfogliando un dizionario a loro scelta, almeno per capire meglio a che gioco si sono prestati e a quale prezzo di immagine personale, al significato del termine 'dignità'?

Siamo in presenza dell'ennesimo 'nuovo-che-avanza' che si infossa nella melma in cui ristagna il presente. 
Non voglio recitare la parte dell'apocalittico, ma l'unico apprendimento che sta diffondendosi, peraltro rinforzato da innumerevoli altri precedenti che hanno velocemente inabissato le facili illusioni ogni volta suscitate dagli infiniti e ossessivi 'nuovi inizi' lanciati a ritmi quasi quotidiani, è quello di spingerci a non sperare più in nulla e in nessuno. 

Non ho mai subito il fascino del M5S: da sempre sto da un'altra parte. Ma non godo nell'avere queste conferme. Anche perché, se guardo altrove, trovo inverecondo e comatoso lo stato di tutti. Di ogni parte: la 'mia' compresa. Di cui peraltro fatico a trovare il luogo in cui dovrebbe essere, anche se la cerco là dove dovrebbe stare.

Una volta, oltre un secolo fa, qualcuno scrisse un libro intitolato Che fare?.
Col senno di poi, possiamo sicuramente dire che le risposte date dalla storia non si sono rivelate eccellenti. Certo, perché lui, quel Lenin che oggi non sappiamo più chi sia stato, aveva le sue idee, che non sono le nostre. 
Ma il problema è che, a proposito di idee, noi non sappiamo (più) quali sono neppure le nostre. 
Mentre il problema del 'che fare' resta: più urgente che mai.

A meno che ci arrendiamo ai pagliacci: essendo diffusi ovunque, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Poi, però, dovremmo chiedere scusa ai pagliacci veri: quelli seri. 
Che hanno l'obiettivo (preciso, chiaro, unico) di farci ridere. Sanno farlo. E lo fanno nei circhi e sui palcoscenici. Non altrove.

*** Massimo Ferrario, M5S, la pagliacciata dei 7, per Mixtura

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