Così come nell’autunno inteso come stagione, analogamente anche nell’autunno interiore di ognuno di noi, possiamo notare che – sommessamente – qualcosa sembra che muoia, qualcosa sembra stia per andare via, qualcosa sembra stia per cadere, cade, proprio come le foglie si staccano dal proprio albero, così da noi cadono parti e frutti maturi che ormai non hanno più motivo di persistere nella loro forma, cade ciò che ha raggiunto la sua massima maturazione e che quindi deve mutare, morire, trasformarsi.
È qui presente un antico mitologema che ci vive.
Ma questa caduta e questo morire è un cedere posto -a. In questa caduta non vi è soltanto morte e fine, vi è un lasciar spazio -a…
L’autunno interiore è una trasformazione silenziosa e sommessa. È da qui che quasi sicuramente, io credo, nasce la gioia e quella dimensione di positività dell’autunno, una dimensione che sembra attraversare e farsi sentire maggiormente da alcuni individui con una certa tipologia psicologica orientata all’introversione.
Vi è una certa magia inconfutabile in questa stagione, testimoniata da quei meravigliosi tappeti di foglie autunnali. Albert Camus colse bene questo aspetto altro dell’autunno e delle sue foglie, quando scrisse che: «L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore.»
È questo vedere in ogni foglia un fiore che ci da testimonianza che, in fondo, qualcosa mentre muore sta anche preparando una rinascita, e quale miglior simbolo di quel qualcosa che ha da venire, se non quello del fiore? Quel fiore mistico dell’anima…
Noi dovremmo percepire profondamente che lo spirito dell’autunno porta in se la magia della morte che fa spazio al nuovo, soprattutto in termini psicologici.
Dovremmo armonizzarci – come facevano gli antichi – a questi ritmi stagionali e conviverci parallelamente in termini psicologici, di stati interiori, quegli stati interiori tipici dell’autunno che abbiamo succitato, che molto spesso allontaniamo e rifiutiamo esclamando stupidi cliché come “Oh no! L’estate è finita”, “Il caldo se ne andrà ora arriva l’autunno!”, “Oh che noia e immobilità l’autunno”.
La psiche ha bisogno dei doni di questa stagione, quali l’introversione, la lentezza del tempo, un certo silenzio nell’aria, un certo porre attenzione e riflessione alla caducità e all’impermanenza dell’inessenziale.
*** Emanuele CASALE, studioso di psicologia, fondatore e coordinatore di 'jungitalia', L'autunno e la sua dimensione psichica, in Foglie, 'L'anima fa arte. Rivista di psicologia', n. 12, 2016, qui
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