martedì 26 settembre 2017

#SENZA_TAGLI / Elezioni tedesche, un monito e una sfida per l'Italia (Andrea Pertici)

Le elezioni tedesche forniscono anzitutto qualche indicazione per l'Italia.

La prima si ha rispetto alla frase ossessivamente ripetuta dai nostri governanti e dai loro consiglieri, per cui occorrerebbe sapere la sera delle elezioni chi ha vinto, o meglio chi ha la maggioranza e quindi governa (magari anche a costo di leggi incostituzionali come il Porcellum e l'Italicum). La Germania – pur nota per la stabilità di governo (solo 24 Esecutivi dal 1949 a oggi) – conferma che, in una forma parlamentare, questa è un'ipotesi del tutto eventuale (soprattutto se non si adotta un sistema maggioritario, che pure, come ha dimostrato il Regno Unito, può facilitare, ma non assicurare, la maggioranza a un solo partito) e che un Governo rispettoso della volontà popolare si formerà comunque.

Un'indicazione arriva poi rispetto alla questione delle coalizioni elettorali, in Italia divenuta una vera e propria fissazione soprattutto nelle ultime settimane. Le elezioni tedesche ci ricordano come all'estero non esistano: ognuno si presenta per vincere contro gli altri. Accertato che, a seguito delle elezioni, nessun partito abbia ottenuto da solo la maggioranza (che in Germania si pretende, come nel resto del mondo salvo in Italia, che sia conquistata e non ottenuta "in premio"), le forze politiche rappresentate in Parlamento devono confrontarsi per cercare di costituire un Governo sostenuto dalla maggioranza degli eletti. Questa soluzione, già sperimentata per tutti gli Esecutivi tedeschi del dopoguerra (formati da cristianodemocratici e liberali, oppure da socialdemocratici e liberali o da socialdemocratici e verdi o da cristianodemocratici e socialdemocratici), è tipica di una forma di governo parlamentare e non richiede nessuna coalizione pre-elettorale, ma semmai trasparenza nei confronti degli elettori quando si forma il comune programma di governo, come è accaduto molto più in Germania (dove nel 2013 i socialdemocratici tennero anche un referendum tra gli iscritti) che in Italia (dove tutto è parso legarsi più che altro a qualche destino personale, mentre i programmi andavano per slide tanto approssimative quanto facilmente sostituibili).

A proposito di coalizioni, però, da queste elezioni sembra emergere anche come quelle che tengono insieme troppo a lungo destra e sinistra spingano l'elettore a cercare altrove (talvolta spingendosi anche su posizioni estreme) quell'alternativa che è essenziale per la democrazia.

La questione ha però una ricaduta anche a livello europeo (o meglio eurounitario). Infatti, a fronte di Governi (tanto più se di ampie intese) che si propongono come sostenitori dell'unica ricetta europeista, l'alternativa finisce troppo spesso per identificarsi con posizioni anti-europee. Per questo occorre, invece, ribadire che, anche in una prospettiva favorevole all'Unione europea, ci sono alternative (che anzi possono maggiormente spingere verso un assetto federalista) e che queste devono essere alla base delle scelte degli elettori quando ne eleggono gli organi, dovendosi auspicare da questo punto di vista una progressiva partecipazione alla determinazione dell'indirizzo politico eurounitario.

In sostanza, così come negli Stati anche nell'Unione europea, devono esserci alternative. È la democrazia. E a differenza di quanto spesso si dica o si lasci intendere da parte di alcune forze politiche, l'Europa, l'Unione europea, non solo non è incompatibile con una piena democrazia, ma nasce e si sviluppa sulla base di principi che la esaltano, come risulta dai Trattati istitutivi e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. È per questo che considero uno dei passaggi peggiori del discorso di May a Firenze quello per cui la Brexit indicherebbe la volontà dei cittadini britannici di essere sovrani. I cittadini di tutti gli Stati europei vedono rafforzata la propria sovranità in un'Unione forte, le cui politiche devono essere determinate (con il voto e gli altri strumenti di partecipazione), scegliendo tra diverse alternative.

*** Andrea PERTICI, docente ordinario di diritto costituzionale all'università di Pisa, Le elezioni tedesche, un monito per l'Italia e una sfida per l'Europa, 'huffington post', 25 settembre 2017, qui


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