Assieme alla Corea del Nord, gli Stati Uniti sono una delle poche nazioni sulla terra in cui l’ottimismo è quasi ideologia di Stato. In vasti settori del Paese, la fiducia è patriottica, mentre la negatività è una sorta di crimine del pensiero. Si ritiene il pessimismo vagamente sovversivo. Anche nel più depresso dei periodi, una fantasia collettiva di onnipotenza e infinità continua a infestare l’inconscio nazionale. In pratica, l’elezione di un presidente che raccontasse al popolo che i suoi giorni migliori sono oramai alle spalle sarebbe difficile quanto quella di uno scimpanzé, anche se una o due volte ci si è andati piuttosto vicini. Ma un presidente del genere diverrebbe l’obiettivo primario di qualche assassino. Uno storico statunitense ha recentemente notato che «i discorsi inaugurali del presidente sono sempre ottimistici, qualunque sia il frangente»: ma non era una critica. Alcuni aspetti della cultura statunitense mostrano una forma di gaiezza compulsiva, una retorica del tipo «sono in grado di fare quel che voglio»
*** Terry EAGLETON, 1943, critico letterario inglese, Speranza (senza ottimismo), Ponte alle Grazie, 2017
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