domenica 3 settembre 2017

#EX LIBRIS / Lo sputo (Claudio Magris)

Scoprire che quelle belle terrazze illuminate erano l’altra facciata della Risiera – il salotto buono, di rappresentanza, di quello come di tutti i mattatoi – non l’aveva fatta vomitare; il suo stomaco non aveva reagito al male con quella debolezza dei moti peristaltici che, come del resto le lacrime facili, è propria delle anime troppo delicate per guardare e toccare il male, per pulire se necessario anche con le unghie lo sterco sanguinolento che monta da ogni parte. È facile vomitare; però è anche facile impedirlo, le pillole contro il mal d’auto sono efficaci pure per la nausea delle coscienze sensibili. Lei aveva sputato, quando aveva saputo che un sadico e ottuso boia, un imbecille burocrate dell’assassinio, è una persona come si deve, bene accetto a persone perbene che non farebbero male a una mosca – diciamo, per prudenza, che non hanno mai fatto male a una mosca, perché bisogna vedere cosa avrebbero fatto se si fossero trovate in una situazione in cui è normale spargere insetticidi e non solo sulle mosche. 
Aveva sputato; uno sputo forte e ricco di saliva, cosa che non è da tutti in certi momenti. Nessuna contrazione coatta che sale dallo stomaco acido e stretto, bensì uno sputo aspro, succoso, voluto e consapevole – per il momento per terra, su alcune mattonelle in cui si specchiavano le facce cui appartenevano i piedi che ballavano su quelle stesse mattonelle. Meno male che c’era la morte e che tutte quelle facce ben curate e sorridenti sarebbero scomparse anche loro, carne che marcisce sotto terra e non è meglio del fumo che si dissolve nell’aria. Certo, era ingiusto che vittime, carnefici e beneducati equidistanti finissero tutti nello stesso concime, in breve tempo amalgamati e non più distinguibili; quest’uguaglianza nell’assoluto era orribile, era falsa, gli uomini non sono uguali, chi strappa i genitali al prigioniero non è uguale al prigioniero cui vengono strappati e se anche chi tortura è fatto a immagine e somiglianza di Dio, mi dispiace per i miei antenati, ma Abramo ha fatto male a fracassare quei simpatici idoli di legno di suo padre che non facevano male a nessuno, per mettersi in combutta con il Signore solo perché era un Padre padrone più potente.

*** Claudio MAGRIS, 1939, scrittore, germanista, già senatore, Non luogo a procedere, Garzanti, 2016


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