La "nevrosi" è un grido di protesta della persona verso una situazione sentita come contrastante con la sua vita. Questo è molto importante capirlo, perché in questo modo noi non rendiamo patologico un comportamento. Noi rendiamo invece un comportamento, attraverso una nuova modalità di vederlo, lo rendiamo, in un certo senso, molto individuale.
Ci sono delle persone per le quali è necessario agire in un modo piuttosto che in un altro. Prendiamo, per esempio, quelle persone che, a un certo punto, decidono di non mangiare e sviluppano un certo tipo di malattia, la così detta "anoressia", ma a pensarci bene noi abbiamo avuto quella che è stata chiamata la "santa anoressia", per cui molte donne, nel passato, erano addirittura delle sante e si consumavano nel non mangiare, mentre adesso non sono più sante, ma sono considerate delle malate, che magari vengono curate in Ospedale. Vorrei far capire una cosa importante: la "nevrosi" è un disturbo della nostra personalità, ma prima di dire che questo disturbo è patologico, noi dovremmo intenderci su che cos'è la normalità. E molte volte noi siamo costretti a riconoscere che la normalità ha un valore storico, nel senso che ciò che era normale quattrocento anni fa oggi non ci interessa. O meglio ancora: ciò che era patologico duecento anni fa, adesso non è più patologico. Io sarei del parere di dire che il nevrotico è la persona che anticipa, di gran lunga, un mondo nuovo e diverso, per il quale sarebbero necessari valori completamente diversi rispetto a quelli attuali. Ma siccome solo allora lui diventa un visionario, diventa una persona che dà fastidio.
Da questo punto di vista, allora si capiscono, appunto, l'esistenza dei manicomi, l'esistenza di persone, che sono pagate dallo stato per ricondurre a normalità delle persone, che, in realtà, poi, anormali non sono.
A questo proposito, vorrei per un momento affrontare proprio il problema dei così detti psicofarmaci. Non bisogna negare naturalmente che ci sono dei momenti molto duri, in cui bere una tazzina di caffè o prendere uno psicofarmaco è necessario, perché abbiamo una necessità in quel momento. Ma non si può pretendere che una persona, che offre al mondo un suo disturbo, se questo disturbo non viene capito e non se ne afferra il grande messaggio psicologico, non si può pretendere che venga curata coi farmaci, perché, più che curare, forse il farmaco non fa altro che attutire. E' come togliere l'energia elettrica lì dove c'è un corto circuito. Naturalmente il corto circuito scompare, ma scompare tutta l'elettricità. Questo è un problema, io direi, molto grave, e che richiede, da parte di tutti noi, un impegno. Cioè la "nevrosi" è praticamente un disturbo della nostra personalità, che va preso, veramente, con le molle, perché quel disturbo indica soltanto che c'è, sia nella persona che nell'ambiente, un tentativo di protesta.
*** Aldo CAROTENUTO, 1933-2005, psicoanalista di matrice junghiana, La nevrosi, Enciclopedia Multimediale delle Scienze filosofiche, Rai Educational, tratto dal'intevista Il pensiero di Jung, Roma - Dear, 11 luglio 1996, qui
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