Credo che parliamo e scriviamo tutti troppo. Spesso, per di più, parliamo di argomenti che non conosciamo per nulla o perlomeno non a fondo. I social in qualche modo hanno alimentato la convinzione che, siccome possiamo tutti dire sempre la nostra, sia quasi un dovere farlo. Io invece sono dell’idea che a volte non sia obbligatorio avere un’opinione su tutto: non possiamo abbracciare tutto lo scibile umano, quindi io in molti campi preferisco ascoltare – e dare retta – a chi su un dato argomento ne sa provatamente di più, sempre, giustamente, cum grano salis, ma dando comunque il giusto peso alle competenze altrui. (...)
La cattiva educazione offline influenza la nostra capacità di stare online, ma anche il modo di comunicare becero e non ponderato, non filtrato, che vediamo tanto sui social, poi influisce anche sulla vita reale. Una mia amica, professoressa di lettere alle superiori, Lorenza Alessandri, cita spesso una scena che le è accaduta in aula: davanti alla spiegazione del significato di una parola, che lo studente non conosceva bene, la reazione di quest’ultimo è stata di ribattere “ma chi lo dice che questa parola ha questo significato e non quello che le davo io? Siamo o non siamo in democrazia?”, mostrando, a suo ma anche a mio avviso, il trasferimento di una dinamica tipicamente social anche nella realtà.
*** Vera GHENO, 1975, sociolinguista, intervistata da Paola Del Zoppo, Le parole sono importanti, 'comune.inf', 6 agosto 2017
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