Gramsci era un politico e un grande rivoluzionario proprio perché non dimenticava mai ciò che è l’uomo nella realtà. E in questo, direi, c’era sempre in lui un fondo, non di tristezza, ma di amara constatazione di quello che è la vita, con tutti i suoi condizionamenti.
Una volta, a Milano, mi disse: «Andiamo a vedere quel Sant’Ambrogio vecchio là fuori di mano», i versi del Giusti. Mentre visitavamo la basilica deserta, spuntò in chiesa un anziano monaco che rimase a farci da guida. Ci condusse anche in sacrestia dove aprì un armadio e tirò fuori un teschio giallo, tutto macchiato e ce lo mise davanti agli occhi. Poi disse a Gramsci: «Signore, mi dia un suo fazzoletto, una cosa sua». Io tra me pensavo: adesso vuol farci spolverare quella roba. Ma Gramsci, sardo, capì subito e con serenità tirò fuori un fazzoletto, il monaco lo passò sul teschio e glielo restituì dicendo: «Che porti bene per tutta la sua vita».
A me sembrava una cosa ridicola che proprio a Gramsci capitasse un’avventura simile. Ma quando siamo stati fuori, lui, molto serio, mi disse: «Cosa vuoi, per quel monaco un’azione così è tutt’altra cosa che per noi, nella sua coscienza, nella sua mente. Non avrei potuto ridere e dire ‘Io non ci credo’. L’avrei offeso, l’avrei ferito». E Antonio Gramsci era un uomo che non voleva ferire nessuno.
*** Camilla RAVERA, 1889-1988, dirigente comunista, intervistata da Corrado Stajano, giornalista e scrittore, ‘Il Giorno’, 18 ottobre 1972, citato da Corrado Stajano, Maestri e Infedeli. Ritratti del Novecento, Garzanti, Milano, 2008.
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Antonio Gramsci, Camilla Ravera....che grande classe!
RispondiEliminaGià, personaggi di una statura incommensurabile rispetto ai personaggini di oggi. Eppure, era 'solo' l'altro secolo...
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