C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro modo di vivere, oggi.
Per trent’anni abbiamo trasformato in virtù il perseguimento dell’interesse materiale personale: anzi, ormai questo è l’unico scopo collettivo che ancora ci rimane.
Sappiamo quanto costano le cose, ma non quanto valgono. Non ci chiediamo più, di una sentenza di tribunale o di una legge, se sia buona, se sia equa, se sia corretta, se contribuirà a rendere migliore la società, o il mondo. Erano queste un tempo le domande politiche per eccellenza, anche se non era facile dare una risposta: dobbiamo reimparare a porci queste domande. Dobbiamo sottoporre a critica radicale l’ammirazione per mercati liberi da lacci e laccioli, il disprezzo per il settore pubblico, l’illusione di una crescita senza fine. Non possiamo continuare a vivere così. (...)
Oggi nel campo della politica economica i cittadini delle democrazie hanno appreso la modestia. Ci hanno detto che queste sono faccende da lasciare agli esperti, che l’economia e le sue implicazioni politiche sono troppo complicate per essere capite da un uomo della strada: una visione corroborata dal linguaggio sempre più arcano e matematico della economia. È difficile trovare gente della strada disposta, su questi argomenti, a sfidare le affermazioni del ministro del Tesoro e dei suoi consulenti. Ma dobbiamo reimparare a farlo. Dobbiamo reimparare a criticare chi ci governa. Ma per farlo in modo credibile dobbiamo liberarci dal cerchio di conformismo in cui, noi come loro, siamo intrappolati. Non possiamo sperare di ricostruire il nostro disastrato dibattito pubblico fino a quando non saremo arrabbiati a sufficienza per la condizione in cui ci troviamo.
*** Tony JUDT, 1948-2010, storico britannico, Guasto è il mondo, 2010, Laterza, 2011. Citato da Tomaso Montanari, storico dell'arte, vicepresidente di 'Libertà e Giustizia', messaggio all’assemblea di Ricominciamo da NO(i), 11 dicembre 2016, 'rifondazione.it', 15 dicembre 2016, qui.
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