In questi giorni si parla molto del fatto che i nati negli anni 70-80 avranno, forse, una pensione da fame e non si sa bene come sopravviveranno alla dipartita dei propri genitori che, attualmente, li supportano con quei quattro spicci rimanenti dei loro risparmi.
Non è certo una problematica dei pensionati di lusso o degli ex parlamentari, ma di quelli come mia mamma, per esempio, che faceva l’insegnante e andò in pensione col minimo per dedicarsi alla famiglia che aveva bisogno di lei.
Ma questa è un’altra storia. Una storia che oggi vale meno di 900 euro.
Naturalmente, a 40 anni, rientro perfettamente nella categoria dei futuri (o attuali) sfigati, costretti a dare tutto per non avere niente e le mie sensazioni oscillano da un isterico “Paese di merda” a un più razionale “devo agire adesso per cambiare le cose e non trovarmi male se non dovessi crepare presto” a un delirante “machissenefrega, me ne andrò a Termini a fare la barbona, intanto mi sarò spesa tutto e avrò goduto la vita”.
Mentre selezionavo la posizione esistenziale adatta alle grandi occasioni, mi sono ricordata di uno dei miei tentativi di crearmi un cuscinetto economico per il futuro, terrorizzata da questa cosa che è il domani e fortemente intenzionata a capire come muovermi dentro una materia che è talmente tanto – troppo – per addetti ai lavori, da non lasciare alcun margine di comprensione REALE a un piccolo risparmiatore. Forse è questo che fa davvero paura: non riuscire a capire. Non trovare sollievo nelle informazioni, così terribilmente tecniche, sfaccettate, piene di vocaboli oscuri, non essere così fortunati da trovare chi possa consigliarci per il meglio, mettendoci in condizione di scegliere, provando, così, a ridurre la sensazione che non ce la faremo.
Quell’incontro, generò questo post, che ripropongo, con la sola finalità di farci una risata – amara – e trovare in noi stessi la forza di non avere paura. Almeno, non ancora.
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Allora, incontro un consulente per stipulare una pensione integrativa.
Il tenore di due ore di conversazione fu, più o meno, questo:
"Ormai, visto che avremo solo quello che ci capita, tocca prendere in mano la situazione e non aspettarsi il 12%, con investimento annuo, ma puntare a un onesto 3%, considerando che lo spread è sceso, ma non si può più mentire e parlare di investimento, ma bisogna parlare di risparmio vincolato che, a partire da 15 anni e con versamenti costanti, si recupera quell’un-per-cento che sarebbe addizionale Irpef, ma non viene più scaricato perché Renzi ha cambiato la legge, se, poi, consideri il prospetto – diapositiva di lui che mi sventola sotto il naso un prospetto simile a formiche a passeggio – vedi? vedi questa colonna? – io non vedo la colonna – questa significa che, quando il tasso si alzerà dello 0,75, il deposito, comunque non inciderà così tanto sulla somma finale. Poi, è chiaro che, se superi i 55 anni e pensi di riprenderli come rendita, va bene. Lo Stato dice che va bene. Certo, ipotizzando una svalutazione di due punti, non sarà mai come per i nostri genitori, ma dovremo considerare un tempo più lungo, tipo 65 anni, perché sei donna. Che ne pensi?"
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Penso che stasera vado a mangiare al cinese.
*** Chiara BOTTINI, project manager, formatrice, Più che futuri pensionati, attuali spaventati, 'linkedin.com/pulse', 3 dicembre 2015, qui
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