[D: Oggi più che in passato si contempla il fallimento. Dobbiamo ripensare la nostra idea di limite?]
«Il limite è una presenza universale e anche un archetipo. Ma viene dimenticato nell'orgia del consumismo e nel culto unilaterale dello sviluppo economico. Il solo limite che non riusciamo a dimenticare del tutto è la morte».
[D: Con quali conseguenze?]
«L'idea di morte è importante come presenza psichica, anche per chi ne è lontano. Con la vecchiaia poi i limiti materiali si avvicinano vertiginosamente. Ma proprio questo può favorire una concentrazione che produce consapevolezza e dare gioie più frequenti di quando si è giovani».
[D: Ci crede davvero?]
«Mi sforzo di pensarlo. Mi riguarda. So bene che il mondo è diventato un contenitore insicuro».
*** Luigi ZOJA, psicoanalista di matrice junghiana, saggista, intervistato da Antonio Gnoli, "Siamo vittime di noia e paranoia e non viviamo più di miti universali", rubrica 'straparlando', 'la Repubblica', 30 agosto 2015
Nessun commento:
Posta un commento