venerdì 10 luglio 2015

#LIBRI PIACIUTI / Il lago, di Banana Yoshimoto (recensione di M. Ferrario)

Banana YOSHIMOTO, Il lago, Feltrinelli, 2015
traduzione di Gian Maria Follaco
pagine 142, € 15,00, ebook € 8,99

Un libro delicato, intenso, in molti punti quasi 'sospeso'. Adatto a chi ama il passo lento, la riflessione insistente sui processi emotivi in corso, il soliloquio interiore, la descrizione delle dinamiche psicologiche; e non soffre per la mancanza di una trama forte, che si misuri con azioni e colpi di scena. 

Protagonisti a tutto tondo sono due giovani che stanno sperimentando la nascita, timida, fragile e incerta, di una insolita relazione di coppia: lei ha una modalità discreta e rispettosa di avvicinamento a lui, intuendo da subito il mistero di un passato che lo ha ferito e piegato nella sua fanciullezza; e lui, prigioniero del suo bozzolo e all'inizio quasi rassegnato al suo destino di chiusura sofferta al mondo, si lascia tentare da questa nuova e per lui strana figura femminile, che lo sa 'accogliere' con 'naturalezza' e pazienza, non mostra alcuna 'invasività' e sa accettare i tempi di maturazione altrui. 

Il riferimento al lago, che dà titolo alla storia e fa da sfondo, con la nebbiolina che spesso ne sfuma i contorni delle rive e delle acque, alla rievocazione del passato del ragazzo, sembra rinforzare l'atmosfera che percorrere le pagine: di calma, ma anche di una qualche sottile inquietudine. 
E questo anche grazie ad un linguaggio espressivo, preciso, curato, che sa descrivere con efficacia sia il fluire introverso dei sentimenti che la tranquilla staticità dei paesaggi. 

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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In passato, quando mi capitava qualcosa di brutto, ciò che mi calmava era tornare a casa e accarezzare il mio gatto. Nakajima sembrava avere un effetto simile su di me: era capace di diluire il veleno che si addensava nel mio cuore. 
Per come ero fatta qualche tempo prima sarei rientrata senza dire una parola per poi cercare di rilassarmi facendo sesso con il mio ragazzo, senza raccontargli niente, tenendomi tutto dentro. Questo significava, per me, avere un ragazzo. 
Ma con Nakajima era diverso: con lui era una cosa seria. 
Mi stavo innamorando per la prima volta. Mi pesava, mi seccava, ma mi ripagava pienamente, anche. Era come levare gli occhi al cielo. O guardare un mare di nuvole luminose dal finestrino di un aereo. 
Era così bello da somigliare alla tristezza. 
Alla sensazione che si prova quando ci si rende conto che, in una prospettiva più ampia, il tempo che ci è concesso su questa terra non è poi così lungo. (Banana Yoshimoto, Il lago, Feltrinelli, 2015)

A un tratto vidi delle luci, il cuore iniziò a battermi forte, la testa prese a farmi male come se fosse sul punto di spaccarsi e mi tornarono in mente tutte le brutte storie che avevo sentito sino ad allora, più soffocanti che mai. Ma continuai a camminare. Feci un passo verso la luce e quasi persi l’equilibrio. Non sapevo cosa fosse, ma ebbi l’impressione di essere osservato da qualcosa di bello, in uno spazio recintato, così mi avvicinai e c’era una stalla con cinque cavalli che guardavano nella mia direzione. 
Quando mi videro, i cavalli non si innervosirono né si imbizzarrirono, ma continuarono a fissarmi. I loro occhi neri, i manti lucidi, mi trasmisero un senso di tranquillità. Allungai la mano e provai a toccarli. Non avevo paura che mi mordessero. Erano belli e volevo toccarli. La pelle era calda ed emanava l’odore tipico degli animali, i peli dritti avevano la consistenza gradevole dell’erba, mi venne da piangere. Il cavallo mi guardava e non aveva l’aria di pensare ad alcunché, ma i suoi occhi erano così belli da risucchiarmi, come un lago.
Credo che per tutta la vita sarò grato ai cavalli. 
Quegli animali, con i loro occhi selvatici, mi hanno fatto tornare in me, mi hanno tranquillizzato. (Banana YoshimotoIl lago, Feltrinelli, 2015)
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