Giuseppe MORICI, "Fare marketing rimanendo brave persone.
Etica e poetica del mestiere più discusso del mondo"
Feltrinelli, 2014
pagine 174, € 9,00, ebook € 6,99
Né fanatismo né demonizzazione. Il marketing è una cosa seria. Lo è almeno in teoria: e quindi lo potrebbe essere anche in pratica, se la teoria, come spesso accade anche in altri campi, non venisse male applicata.
E' questa la posizione dell'autore, ora top manager di un importante gruppo multinazionale e con un lungo curriculum di professionista della materia alle spalle.
La visione, convinta e sostenuta con esempi chiari e ben argomentati, è per un marketing che «si auto-indirizzi verso una strada di sostenibilità in senso ampio: sostenibilità umana e sociale, che celebri e stimoli cioè relazioni generative e non distruttive; sostenibilità etica, che mantenga le promesse dei propri racconti; sostenibilità economica, non dimenticando che la radice del termine greco economia non è “soldi” ma “casa” e dunque una sostenibilità che miri alla preservazione della casa in cui viviamo prima ancora che al suo accrescimento a ogni costo; sostenibilità ambientale, che stimoli comportamenti compatibili con la salute duratura delle persone che li adotteranno, delle persone circostanti e dell’ambiente in cui tutte vivono.»
La lettura è ricca di notazioni pratiche, che cercano di andare oltre le parole. Ma anche la parte teorica, che dà conto delle componenti razionali e psicologiche profonde del comportamento umano (si legga ad esempio la sezione sui 12 archetipi riconducibili alla marca e le 7 tipologie esemplari di plot narrativi) e che viene presentata in modo semplice, convincente e con riferimenti chiari ed efficaci a diverse campagne pubblicitarie di successo degli ultimi anni, fa capire bene cosa intenda l'autore per serietà, competenza e correttezza di approccio.
Certo, il rischio di manipolare e di venire manipolati non può essere escluso.
Ma finché viviamo in questo contesto socio-economico (peraltro all'orizzonte non pare si vedano soluzioni alternative e gli esperimenti del secolo scorso sono finiti come sappiamo), il marketing resta un mezzo operativo ineliminabile per fare impresa.
L'unico modo per combattere le cattive prassi e le derive di strumentalizzazione è aumentare il nostro livello di conoscenza. Quanto più anche noi, che siamo 'oggetto' del lavoro degli addetti, saremo meno 'oggetti' perché ci saremo impadroniti di un 'sapere critico', tanto più faremo da 'contenimento' ai comportamenti eticamente scorretti e alle deviazioni manipolatorie dello strumento.
Ma finché viviamo in questo contesto socio-economico (peraltro all'orizzonte non pare si vedano soluzioni alternative e gli esperimenti del secolo scorso sono finiti come sappiamo), il marketing resta un mezzo operativo ineliminabile per fare impresa.
L'unico modo per combattere le cattive prassi e le derive di strumentalizzazione è aumentare il nostro livello di conoscenza. Quanto più anche noi, che siamo 'oggetto' del lavoro degli addetti, saremo meno 'oggetti' perché ci saremo impadroniti di un 'sapere critico', tanto più faremo da 'contenimento' ai comportamenti eticamente scorretti e alle deviazioni manipolatorie dello strumento.
Un libro come questo, dandoci strumenti intelligenti di comprensione, ci può aiutare.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
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Gli uomini si distinguono dagli animali – lo abbiamo già detto – per tanti motivi, ma quello più affascinante è la loro capacità di raccontare storie. Le mamme degli animali coccolano i loro piccoli, li leccano, li baciano, li proteggono, li scaldano, li nutrono con il loro latte e poi con il cibo che trovano intorno, li fanno crescere, li spronano, li fanno correre, li sgridano, li puniscono, li picchiano. Ma solo la mamma dell’uomo racconta al suo piccolo delle storie per addormentarlo.
Gli animali mangiano, godono di quello che stanno mangiando, alcuni sorridono per indicare la gioia per il cibo, mangiano insieme ad altri animali, in cerchio, in gruppo, in comitiva, ma solo i gruppi di uomini mentre mangiano raccontano delle storie. E così i gruppi di cacciatori o di pescatori: quelli animali si scambiano intense emozioni nell’affrontare insieme i pericoli e le gioie della caccia o della pesca; ma solo gli uomini raccontano delle storie di caccia ai più giovani o passano ore alla fine della battuta di caccia a raccontarsi storie, vere o finte che siano, sulle loro gesta e le loro imprese.
Noi siamo fatti di storie, noi siamo le nostre storie. (Giuseppe Morici, dal libro)
Gli animali mangiano, godono di quello che stanno mangiando, alcuni sorridono per indicare la gioia per il cibo, mangiano insieme ad altri animali, in cerchio, in gruppo, in comitiva, ma solo i gruppi di uomini mentre mangiano raccontano delle storie. E così i gruppi di cacciatori o di pescatori: quelli animali si scambiano intense emozioni nell’affrontare insieme i pericoli e le gioie della caccia o della pesca; ma solo gli uomini raccontano delle storie di caccia ai più giovani o passano ore alla fine della battuta di caccia a raccontarsi storie, vere o finte che siano, sulle loro gesta e le loro imprese.
Noi siamo fatti di storie, noi siamo le nostre storie. (Giuseppe Morici, dal libro)
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