«Siamo messi così, come uomini: tu, io, poi Carlo Rossella, presidente di Medusa, Fabrizio Del Noce, direttore di RaiUno e responsabile di tutta la fiction. Sono persone che possono far lavorare chi vogliono. Ecco quindi, le ragazze hanno l'idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino. L'unico ragazzo sei tu, gli altri sono dei vecchietti, però hanno molto potere.» (Silvio Berlusconi, all'epoca Presidente del Consiglio, telefonata a Gianpi Tarantini, agli atti del processo a Gianpi Tarantini per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, dai giornali del 6 marzo 2015.)
Nulla di nuovo.
Come lo schifo già provato in tutti questi anni.
Eppure, il disgusto si rinnova.
E, per quanto mi riguarda, cresce anche la vergogna.
Come uomo. Come maschio.
E come cittadino di questo Paese.
Un Paese dal cui vertice possono venire espressi con tanta ovvia e tranquilla sicurezza disvalori di questo tipo: il potere come strumento per ottenere qualunque cosa. Per ridurre a cosa l'uomo. O la donna in questo caso.
Mercificare le persone. Comprarne la dignità.
Certo, siamo sempre almeno in due. Se qualcuno compra la dignità di qualcun altro, c'è qualcun altro che la vende.
Ma chi ha più potere dovrebbe avere anche più responsabilità. E se poi il potere è pubblico, la Costituzione parla del requisito dell'«onorabilità».
Ma la Costituzione non a caso è ormai considerata un ferrovecchio: che intralcia il fare frenetico, luminoso e progressivo, di rottamatori e innovatori.
E il cinico potrebbe obiettare che non viviamo nel libro dei sogni.
Può darsi.
Del resto, a chi da troppi anni è avvolto dalla melma degli incubi, la realtà normale appare come un sogno. Disperato. (mf)
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