Il mio nonno,
un uomo fortunato,
capiva poco della vita.
Ansava per la fame,
portava cappelli chic
e credeva sovente
di aver ragione.
Novantasettenne,
vide, incredulo
e per la prima volta,
l’interno di una clinica.
“Peccato”, borbottò,
“sol che avessi saputo
come sono carine
le giovani infermiere
intorno al letto,
che mani delicate,
mi sarei ammalato
prima, assai prima”,
qui contrasse la bocca,
girò gli occhi
verso il campanello, ed era morto.
*** Hans Magnus ENZENSBERGER, 1929, scrittore, poeta tedesco, Un moto d'affetto, da Più leggeri dell’aria, Einaudi, 2001, traduzione di Anna Maria Carpi, segnalato in 'internopoesia', 17 febbraio 2021, qui
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