lunedì 15 febbraio 2021

#SENZA_TAGLI / Un esame è solo un esame (Guido Saraceni)

Mi capita sempre più spesso di ricevere studenti affranti dall’idea che tutti gli altri candidati ad un esame ascoltino la loro interrogazione, che ne valutino le capacità e che conoscano l’esito dell’esame. Certo, gli esami erano pubblici anche prima del covid. Ma una cosa è parlare con il docente avendo alle spalle altri candidati più o meno in grado di captare qualcosa di quel colloquio, altra è parlare in un microfono che consentirà a tutti di sentire alla perfezione ogni singola parola. 

I ragazzi provano vergogna. Si sentono esposti, nudi. 

Per i nostri studenti l’esame è sempre più simile ad un giudizio divino, un momento critico fatto di confronti, di invidie, di ansie e conflitti mai risolti. Era così anche prima, certo. Ma adesso è diventato molto più difficile mandar giù un risultato negativo - quando il compagno antipatico o l’amica civetta, “che ha detto esattamente ciò che ho detto io”, “che non ha studiato NULLA”, prende invece un bel trenta.
Pianti; attacchi di rabbia; crisi di panico.

Come se ne esce?
Insegnando ai nostri ragazzi che l’esame non è il giudizio universale; che tra i banchi non c’è nessuna gara e non esiste competizione: lo studio non è un talent, non c’è televoto e non ne resterà solo uno.
Liberiamoli dall’ossessione della vittoria, dall’ansia della prestazione. Togliamo dalle loro spalle il peso delle nostre  frustrazioni. Non obblighiamoli ad ingoiare quintali di aspettative e di sensi di colpa. 
Lasciamoli liberi di crescere, di sognare e di vivere. Rispettiamo le loro scelte e i loro tempi. Tutto ciò di cui hanno bisogno, per fiorire, è di essere accettati per come sono. 

Date retta al prof., non preoccupatevi se i vostri figli non sono “vincenti”, preoccupatevi se non sono felici.

*** Guido SARACENI, docente di filosofia del diritto e informatica giuridica presso l'università di Teramo, facebook, 12 febbraio 2021, qui


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