domenica 4 novembre 2018

#SGUARDI POIETICI / Contro la caccia (Alessandro Parronchi)

L'aria è dolce, il cielo coperto. 
Nella campagna inanimata 
da stamani, domenica invernale, 
sparano ininterrottamente. 
Che uccideranno?

Discendo da una famiglia di cacciatori. 
Mio padre stava fuori l'intero giorno 
per riportare, a sera, una ghiandaia. 
Tirava d'imbracciata 
maledettamente bene. 
Ma so che appena avuto l'animale 
gli avrebbe reso vita volentieri. 
Il suo non era gusto di uccidere 
ma di cercare e scovare una preda. 
Lo so ben io, che preda e ricerca 
ho trasferito in parole ed immagini. 
Devo a lui se ho conosciuto la selva 
quando ancora esisteva e era possibile 
ascoltarne l'inconscio respiro. 
Ora non più. I boschi sono orti. 
E l'istinto di uccidere si esercita 
su passerotti dall'ali mozze 
scampati a qualche tiro d'inesperto.

Non uccidete il cucùlo che segnala 
il va e vieni della primavera 
senza di che non so più orientarmi. 
Non uccidete la tortora che cola 
al molle filtro il grigio delle nuvole. 
Non uccidete il merlo 
ubriaco del mosto del crepuscolo. 
Non uccidete la ghiandaia che tra nero 
e bianco stringe al petto l'azzurro. 
Non uccidete la lepre occhi e orecchi 
spuntati sul sentiero. 
Non uccidete la biscia d'erba viva 
non sfrangete il piccolo cuore della lucertola 
non uccidete la futile farfalla 
né il ragno laborioso 
né il rospo filosofo indifeso. 
E se tutti questi sono morti? 
Non avrete che larve 
pei vostri fucili automatici.

*** Alessandro PARRONCHI, 1914-2007, poeta e storico dell'arte, Contro la caccia, da Replay, Garzanti, 1980, segnalato in 'ilcantodellesirene', 10 febbraio 2010, qui


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