martedì 20 novembre 2018

#SPILLI / I Burioni, la scienza, la divulgazione (Massimo Ferrario)

Fermo restando che quelli che sanno non sanno mai abbastanza e possono imparare, sia da un collega che sa più di loro, che da un ignorante che manifesta una sua opinione o un suo dubbio sul sapere proposto, resta da capire a cosa miri chi, come il medico Roberto Burioni, virologo di fama e firma virale anti-noVax di libri e di social, interagisce con chi non sa per affermare, con forza e certamente con pieni titoli scientifici, il sapere suo e, più in generale, il sapere della scienza consolidata: in questo caso sul tema specifico dei 'vaccini & dintorni'. 

Un serio divulgatore infatti, per svolgere con efficacia il suo compito, ha davanti tre possibilità. 

(1) Se vuole fare opera meritoria di divulgazione, può spiegare ciò che sa, privilegiando, con linguaggio il più possibile chiaro e coinvolgente, la comunicazione a una via (conferenza, libro, pagina social soltanto espositiva e con commenti liberi ma non coordinati e non contro-commentati), senza attivare una interlocuzione che spinga a esprimere il pensiero da parte di chi, in quanto non esperto, può avere solo opinioni, ma è privo di un sapere ‘confrontabile’ e ‘discutibile’ nel merito. 

(2) Se vuole cercare di convincere chi non sa ed è restio a lasciarsi persuadere dalle affermazioni e dai risultati della scienza, può cercare, nelle discussioni a valle delle conferenze e sui social, l’interlocuzione diretta, aumentando le informazioni, argomentando meglio le sue posizioni e contro-argomentando con maggiore capacità di convinzione le posizioni altrui, nonché mostrando quel minimo di empatia che sola è in grado di ridurre l’asimmetria strutturale tra esperto e non-esperto.  
Ciò che certamente non dovrebbe fare, se oltre a divulgare vuole davvero ‘convincere’, è insultare l’interlocutore additandolo al pubblico ludibrio. 

(3) Se invece vuole soprattutto dimostrare quanto sono cretini quelli che non credono alla scienza e al suo sapere di esperto e studioso, può continuare a fare quello che sta facendo da anni Roberto Burioni: insultare ('blastare', è di moda dire oggi in rete) gli interlocutori. 
In questo modo polarizza i destinatari: alimentando i tifosi e fanatizzandoli in un crescendo che gli assicura per l’eternità l’acquisto dei suoi libri presenti e futuri e facendosi odiare da tutti gli altri, che ancor più sono spinti, anche per reazione da comprensibile difesa psicologica, a compattarsi e fortificarsi nelle loro posizioni, convincendosi sempre più di sapere ciò che non sanno e continuando pervicacemente a confondere ‘opinioni’ (doxa) con ‘scienza’ (episteme). 

Considerazioni banali, mi sembrano. Specie per chi, non essendo incolto, dovrebbe sapere. E dovrebbe essere in grado, in quanto non sprovveduto, di appaiare le conoscenze tecniche con quel minimo di sensibilità umana che orienta le relazioni e consente di governare al meglio le loro dinamiche.

Alla prova dei fatti, nel caso di Burioni, resta una unica conclusione possibile: che suo vero obiettivo sia quello di affermare la sua superiorità scientifica nei confronti di chi non sa cosa sia scienza, di alimentare la fama di Grande Esperto rigorosamente up-down e orgogliosamente ‘non democratico’ (come è stato dichiarato essere la scienza) e di incrementare la platea dei lettori reverenti e plaudenti. 

Il risultato finale, comunque, come è evidente, non può che essere un pessimo servizio sia al tema trattato (in questo caso i vaccini) che alla nobiltà e autorevolezza della scienza, sempre più sentita supponente, incapace di farsi capire e di 'chinarsi' verso il 'volgo' in una costruttiva opera di acculturamento diffuso.

Il dramma è che paghiamo tutti lo spirito del tempo che ci intossica: da una parte, l’ignoranza, che cresce e si diffonde rigogliosa e orgogliosa, ormai a mo' di vanto, e si picca di sapere più di chi sa, gettando addosso a chi sa tutto il suo odio e disprezzo; e, dall’altra, il sapere 'oggettivo' di chi sa, che scivola, con più o meno consapevole godimento elitario, in una arroganza trionfante cui piace stigmatizzare l’ignorante, mettendolo alla gogna del mondo. 

La perdita è per tutti. E dovrebbe essere chiara e grave a tutti. Ma specie ai Burioni.
I quali, tra l'altro, dovrebbero anche porsi la domanda, cruciale e ineludibile, su come mai la scienza abbia raggiunto oggi questo livello, patologico e apparentemente irreversibile, di delegittimazione generalizzata.

*** Massimo Ferrario, I Burioni, la scienza, la divulgazione, per Mixtura


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