Nataraja, il signore della danza
Statuetta in bronzo (circa 1000 d.C)
conservata al Los Angeles County Museum of Art
via facebook, 29 novembre 2018, qui
Uno dei simboli più alti dell'arte e della cultura induista (e della religione, ovviamente) è la danza di Shiva come signore della danza (Nataraja).
Sopra un fiore di loto e circondato dalle fiamme, il dio danza muove indietro i capelli che si aprono a raggiera, mentre le quattro mani tengono rispettivamente il fuoco, il gesto (mudra) di Ganesh (Gaja hasta), un serpente nel gesto abhaya (non aver paura) che punta a una Sutra scritta, e con uno strumento musicale.
Il corpo è ricoperto di altri elementi simbolici, la gamba sinistra alzata a metà di un passo di danza, la destra piantata fissa sopra un nano, Apasmara, il demone dell'ignoranza.
La danza è dunque una cosa divina, che ci insegna a guardare e andare oltre, così come ogni altra arte: a dominare il fuoco e la paura, ad accompagnare i nostri gesti con la sapienza e la musica, e a tenere a bada il demone dell'ignoranza.
Apasmara infatti non può essere ucciso: perché nel mondo l'ignoranza non può finire, ma deve restare in equilibrio con la saggezza e la conoscenza - la danza è movimento equilibrato, fare sapiente, pratica pensante. Dentro la danza dominiamo la nostra ignoranza, e quella di chi ci guarda, trasformando la risata sguaiata del demone nel sorriso dell'artista.
Cosa ci guadagniamo?
Ci guadagniamo il mondo intero, cioè il nostro stare al mondo: dominato dal gesto e dalla nostra calma, odio e paura che si fanno piccoli e ci permettono di seguire la nostra musica.
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