[D: A 22 anni alla Casa Bianca. Possibile solo in America?]
Questa è stata l’avventura di Obama. E non è un caso: quando è diventato presidente non aveva legami con la vecchia classe dirigente e allora si è scelto dei giovani, gente come me che era appena uscita dall’università.
[D: Yes we can…]
Quando Obama vinse ero in auto con Amy, eravamo attivisti della campagna elettorale. Mi piaceva da matti. Le dissi: “Torniamo a casa guidando nudi?”. Lei disse di sì, viaggiammo così per centinaia di chilometri fino a New Haven. Sembrava tutto possibile.
[D: Poi invece…]
Ho sposato Jaqui, è la mia vita. Ma con lei non mi sognerei mai di viaggiare nudo.
[D: È la parabola della disillusione della politica?]
No. L’elezione di Obama è stata il trionfo della speranza. Ma la sua presidenza è stata il trionfo della costanza. Ricordo che in un momento di delusione una volta dissi a Jaqui: “Il problema è che nella politica non c’è abbastanza amore”. Mi sbagliavo, quella era infatuazione. Come quando vidi Obama per la prima volta e pensai: quest’uomo non ha difetti. L’amore vero, anche quello politico, è più complesso: è lottare per qualcosa e qualcuno anche quando vedi che ha dei difetti.
[D: Obama è stato un buon presidente?]
Me lo sono chiesto anch’io. Ma vi racconto la storia di Zoe Lihn. Quando aveva tre anni era malata al cuore, i suoi genitori erano poveri. L’alternativa per lei, nella vecchia America, era morire oppure curarsi mandando in miseria la famiglia. Grazie all’Obamacare si è curata gratuitamente. L’ho incontrata oggi: è una ragazza piena di vita, con centinaia di amici su Facebook. Sì, Obama è stato un buon presidente. Anche questo può essere la politica.
*** David LITT, 1987, speechwriter statunitense, già portavoce di Obama, autore di Grazie Obama, 2017, Harper Collins, 2018, intervistato da Ferruccio Sansa, Litt, a “voce” di Obama: “Ma non dettavo la linea”, 'Il Fatto Quotidiano', 1 ottobre 2018, qui
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