E’ autunno.
Cominciano i primi freddi.
Il direttore generale della Italcap, un’azienda del made in Italy specializzata in cappelli di ogni foggia, per uomini e donne, riunisce i suoi dipendenti.
Enuncia i risultati dell’anno in corso.
Poi annuncia una direttiva.
Dice:
«Il mercato per noi continua ad andare bene. Come vedete dai grafici, i risultati anche quest’anno sono buoni. Ma abbiamo la possibilità di incrementarli. I nostri modelli sono sempre più ricercati. Noi li pubblicizziamo in ogni modo. Anche per questo, insieme con la direzione marketing, abbiamo preso una decisione che ci riguarda tutti. Chiedo che da domani, fino alla fine dell’inverno, tutti indossiamo i nostri prodotti. Ognuno scelga il cappello che più gli piace e lo porti sul capo ogni giorno, quando viene a lavorare o quando va a divertirsi».
In sala, in prima fila, siede un neoassunto.
Appena sente della nuova disposizione non riesce a trattenere una risatina.
Il direttore generale se ne accorge e un po’ infastidito, domanda:
«La cosa la fa ridere?».
Il giovane si ricompone.
Chiede perdono, non voleva certo mancare di rispetto al direttore generale.
Ma il direttore generale insiste:
«Mi vuole dire perché il mio invito a indossare un prodotto della nostra azienda le ha messo tanta allegria?».
L’impiegato è tornato serio.
«Lavoro qui da una settimana, dottore, e pensavo che sono fortunato ad aver cambiato posto di lavoro…».
«E questo cosa c'entra…?» lo incalza il direttore generale.
Il giovane spiega.
«Prima lavoravo in una fabbrica di medicinali...».
«E allora?», chiede il direttore generale, sempre più irritato.
«Sa, uno dei prodotti principali era in formato supposte...».
«E allora?», chiede il direttore generale, sempre più irritato.
«Sa, uno dei prodotti principali era in formato supposte...».
*** Massimo Ferrario, Il neoassunto alla fabbrica di cappelli, per Mixtura - Riscrittura di una storiella diffusa anche in internet.
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