mercoledì 1 agosto 2018

#RITAGLI / Nessun razzista vuole essere chiamato razzista (Furio Colombo)

[D: Eppure, si fatica ancora a usare la parola “razzismo”.]
Ma certo, nessuno vuole essere chiamato razzista. Avendone l’età, ho vissuto il dramma della Shoah e posso assicurarle che, nel pieno delle leggi razziali, non ho mai incontrato un fascista che mi dicesse che era razzista. Quando i bambini sono stati esclusi dalle scuole e cacciati dalle classi, nessun maestro ha detto: «Scusa caro, lo faccio perché sono razzista». Hanno negato d’esser razzisti anche i firmatari del Manifesto sulla razza: non esiste un razzista che dica di esserlo, perché facendolo si metterebbe in una posizione inferiore rispetto alla vittima. No, lui agisce dalla sua posizione di superiorità e capacità di valutare gli eventi. È come nella famosa barzelletta: un bianco dice al nero, “Razzista io? Ma sei tu che sei nero”. (...)

[D: Ci si poteva aspettare l’escalation di violenza queste settimane e, soprattutto, si arresterà?]
Difficile che si fermi da sola. Se mettiamo insieme tutti i discorsi dei leghisti, gli articoli su la Padania e le cose dette su radio Padania, la cura con cui la ministra Kyenge è stata chiamata scimmia, l’invocazione di fermare a tutti i costi le navi nel Mediterraneo, non penso si possa sperare che il virus razzista si arresti da un giorno all’altro. Forse l’Europa li costringerà ad essere meno barbari, ma anche l’Europa ha la sua parte di barbarie, basti pensare al cancelliere austriaco Kurz e al primo ministro ungherese Orban. Con persone del genere, anche l’Ue è stata infettata dal razzismo e dire che col tempo passi mi sembra velleitario.

[D: Addirittura?]
A Berlino, nel 1930, i dati individuano il tasso di razzismo intorno al 15%. Nel 1933, i berlinesi hanno cacciato tutti gli ebrei dalla città e si parlava di “Berlino città libera”. Lei si meraviglierebbe molto se qualcuno dei sindaci leghisti, di cui a volte si è parlato per le varie crudeltà e offese agli immigrati neri, decidesse di mettere cartelli con scritto: “Città libera dagli immigrati”, oppure “città ripulita dai neri”? Ora non lo faranno perché sarebbe un po’ troppo compromettente, ma chi è al governo ha lavorato bene per suscitare l’odio popolare necessario. (...) 

[D: Salvini sostiene, però, che l’immigrazione sia un problema perché viene percepita come tale dai cittadini.]
I cittadini non creano le percezioni, le percezioni vengono create dalle forze di sistema. In Germania, i nazisti hanno lavorato intensamente e in tre anni hanno raccolto i loro frutti e non va dimenticato il silenzio italiano, quando vennero portati via migliaia di ebrei. Ci sono stati, è vero, un’infinità di soccorsi individuali, ma non ricordo il nome di un solo italiano celebre che nel 1938 abbia parlato pubblicamente per difendere gli ebrei. Il nostro non è un popolo famoso per il suo coraggio morale e la persecuzione ai nostri concittadini non ha portato alcuna ribellione. Lo ha raccontato la senatrice a vita Liliana Segre: gli ebrei milanesi marciarono attraverso Milano, mentre li portano da San Vittore al binario 21 della stazione centrale e non un milanese si volta per chiedere che diavolo stesse succedendo.Qualche nome della cultura, oggi, si è schierato.Ci sono stati l’appello di Roberto Saviano, le parole di Dacia Maraini sul Corriere della Sera e qualche altra personalità della cultura, ma non tante come vorrei. Tutti coloro che scrivono per mestiere dovrebbero schierarsi e nessuno dovrebbe prestarsi alla beffa del dire “lo hanno ammazzato, ma non era mica razzismo” perchè è poco carino insultare gli italiani. Purtroppo, invece, gli italiani sono stati razzisti nel 1938 e ora questa maledizione tocca a noi. (...)

[D: Resta solo la Chiesa cattolica, diceva prima.]
Con una sinistra sdentata, che non è in grado di opporsi e di coalizzare altre forze contro questa deriva, non resta davvero che la Chiesa. Eppure, ho letto ciò che ha scritto Avvenire e ascoltato le parole del Papa, ma non sento le voci dei parroci, dei preti di quartiere. Si direbbe quasi che hanno paura.Che cosa intende?Mi chiedo come mai non abbiamo notizie dei parroci italiani là dove i fatti di razzismo avvengono. Solo perchè chi viene colpito non va all’oratorio? Mi sembra un po’ modesta come ragione. La Chiesa come istituzione è intervenuta, ma la Chiesa dei quartieri e delle strade sembra assente. Ecco, su questo mi piacerebbe che Avvenire mi rispondesse e che mi dimostrasse che non è vero.

*** Furio COLOMBO, 1931, giornalista, saggista, già parlamentare, intervistato da Giulia Merlo, «Certo che è razzismo: lo stesso razzismo delle leggi del ‘ 38», 'il dubbio', 31 luglio 2018, qui

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