Hanno appena iniziato.
E sarà una litania ossessiva, che ci accompagnerà per tutti i primi mesi del 2018 e si placherà solo il giorno dopo le elezioni politiche: perché pure nei commenti a caldo ai risultati verrà usata come arma, più o meno contundente, contro gli avversari.
Sì, ci sfiancheranno con la lagna (peraltro non nuova) del 'voto utile’.
Sperando così di far dimenticare fallimenti e malefatte.
La santa chiamata all'alleanza almeno per il voto nel nome del cosiddetto 'senso di responsabilità', contro la minaccia della futura apocalissi data per certa se vinceranno populismi e forze anti-sistema, dovrebbe funzionare da lavacro che assolve tutto e tutti: chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, tutto dimenticato, o comunque perdonato.
Eppure sarebbe semplice, mi pare.
Specie in una fase politica come l'attuale: in cui l'astensionismo svetta al primo posto tra le scelte di un cittadino sempre più in fuga da cittadino e sempre più disperatamente non-elettore.
Il 'voto utile' non è quello di chi ci chiede di votare per lui: il suo partito, la sua lista.
L'unico vero 'voto utile' è quello per la democrazia.
Dunque, è il voto di chi si rifiuta di non votare. Pur avendo, purtroppo, oggi come non mai, tutte le ragioni, psicologiche e oggettive, che lo porterebbero a rintanarsi in casa e a non usare la scheda: perché deluso, disilluso, disgustato. Soprattutto da quelli che, guarda caso, gli chiedono il 'voto utile'.
E tuttavia, nonostante i dubbi, fa cosa democraticamente 'utile' proprio chi alla fine decide di non astenersi e di compiere una scelta 'attiva': tra persone, partiti e liste che, in qualche modo, hanno conservato, o recuperato, almeno un pizzico di 'credibilità relativa' e ancora 'ci provano', non dimenticando la coerenza degli atti rispetto ai valori professati e proponendo programmi meno illusori e finti possibili.
Insomma: il vero 'voto utile' è quello di chi contribuisce a ridurre quel partito del non-voto che, insieme all'assenza di partecipazione politica, sta uccidendo la democrazia nel suo significato etimologico di 'potere/governo del popolo'.
Quindi: il 'voto utile' è il voto comunque dato.
Dato nonostante la voglia di non darlo.
Dato a chiunque.
Tranne che a quelli che, con la solita arroganza e presupponenza, tra il suadente e il ricattatorio, ti chiedono il 'voto utile'.
Perché la storia ormai insegna che sono appunto questi che, dopo essersi messi in tasca il 'voto utile', non solo confermano, con i fatti, la volontà di usare il voto ottenuto in modo 'utile soltanto a sé', ma, così operando, continuano a minare le basi stesse della democrazia: sperperando quel po' di debole fiducia e fragilissima speranza che forse ancora balugina, e così allargando, a dismisura, il fossato tra politica e cittadini.
*** Massimo Ferrario, Voto utile, quello vero però, per Mixtura
In Mixtura ark #Spilli qui
E sarà una litania ossessiva, che ci accompagnerà per tutti i primi mesi del 2018 e si placherà solo il giorno dopo le elezioni politiche: perché pure nei commenti a caldo ai risultati verrà usata come arma, più o meno contundente, contro gli avversari.
Sì, ci sfiancheranno con la lagna (peraltro non nuova) del 'voto utile’.
Sperando così di far dimenticare fallimenti e malefatte.
La santa chiamata all'alleanza almeno per il voto nel nome del cosiddetto 'senso di responsabilità', contro la minaccia della futura apocalissi data per certa se vinceranno populismi e forze anti-sistema, dovrebbe funzionare da lavacro che assolve tutto e tutti: chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, tutto dimenticato, o comunque perdonato.
Eppure sarebbe semplice, mi pare.
Specie in una fase politica come l'attuale: in cui l'astensionismo svetta al primo posto tra le scelte di un cittadino sempre più in fuga da cittadino e sempre più disperatamente non-elettore.
Il 'voto utile' non è quello di chi ci chiede di votare per lui: il suo partito, la sua lista.
L'unico vero 'voto utile' è quello per la democrazia.
Dunque, è il voto di chi si rifiuta di non votare. Pur avendo, purtroppo, oggi come non mai, tutte le ragioni, psicologiche e oggettive, che lo porterebbero a rintanarsi in casa e a non usare la scheda: perché deluso, disilluso, disgustato. Soprattutto da quelli che, guarda caso, gli chiedono il 'voto utile'.
E tuttavia, nonostante i dubbi, fa cosa democraticamente 'utile' proprio chi alla fine decide di non astenersi e di compiere una scelta 'attiva': tra persone, partiti e liste che, in qualche modo, hanno conservato, o recuperato, almeno un pizzico di 'credibilità relativa' e ancora 'ci provano', non dimenticando la coerenza degli atti rispetto ai valori professati e proponendo programmi meno illusori e finti possibili.
Insomma: il vero 'voto utile' è quello di chi contribuisce a ridurre quel partito del non-voto che, insieme all'assenza di partecipazione politica, sta uccidendo la democrazia nel suo significato etimologico di 'potere/governo del popolo'.
Quindi: il 'voto utile' è il voto comunque dato.
Dato nonostante la voglia di non darlo.
Dato a chiunque.
Tranne che a quelli che, con la solita arroganza e presupponenza, tra il suadente e il ricattatorio, ti chiedono il 'voto utile'.
Perché la storia ormai insegna che sono appunto questi che, dopo essersi messi in tasca il 'voto utile', non solo confermano, con i fatti, la volontà di usare il voto ottenuto in modo 'utile soltanto a sé', ma, così operando, continuano a minare le basi stesse della democrazia: sperperando quel po' di debole fiducia e fragilissima speranza che forse ancora balugina, e così allargando, a dismisura, il fossato tra politica e cittadini.
Altan
(dal web, fonte e data non individuate)
In Mixtura ark #Spilli qui
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