domenica 3 dicembre 2017

#SENZA_TAGLI / Il narcisismo del 'tutto o nulla' (Bino AG Nanni)

Il compito più difficile per un genitore, o per chiunque ricopra un ruolo “in loco parentis” (insegnante, istruttore, terapeuta, ecc.) è quello d’incoraggiare un individuo ad essere se stesso, ossia ad essere interiormente libero, senza cedere alla tentazione di adattarsi al mondo degli altri attraverso la pura imitazione e il conformismo. 
Si può svolgere questo compito fornendo alla persona i mezzi espressivi tramite cui la sua individualità possa manifestarsi (a mio avviso, ogni intervento educativo o terapeutico implica anche un’esperienza linguistica), ed offrendo la propria approvazione e il proprio incoraggiamento a tutto ciò che, di quella persona, si presenti come spontaneo ed autentico. L’ostacolo maggiore, che risiede sia nell’educatore-terapeuta, sia nella persona da aiutare, è il sistema di valori narcisistico del “tutto o nulla”: l’approvazione, secondo questo modo di vedere, deve essere “totale e incondizionata”, altrimenti non viene data o viene rifiutata. Un’approvazione di questo genere non è opportuna, e neppure possibile: la libertà da incoraggiare può essere totale solo se interiore. Se, viceversa, si passa dai pensieri, o dalle fantasie, alle azioni, è bene che la libertà trovi un limite nella fattibilità di ciò che si vuole e nelle esigenze altrui. Non si possono incoraggiare, in un figlio, le prepotenze ai danni di un fratello, né le pretese irrealizzabili. 
Se si cede alla tentazione di dare o ricevere un’illusoria approvazione “totale e incondizionata”, i possibili risultati sono due: o il “falso sé patologico” che si conforma ai desideri del genitore-educatore sopprimendo ogni manifestazione autentica che li contrasti; oppure un ribellismo immaturo, che non aiuta certo l’individuo a realizzarsi. Se si vogliono evitare questi due tipi di fallimento, occorre che le pretese narcisistiche vengano gradualmente ridimensionate attraverso quelle che Kohut chiama “frustrazioni ottimali”, ossia commisurate a quanto l’individuo può tollerare nella sua fase evolutiva, e temperate dalla comprensione empatica di chi le impone.

*** Bino AG NANNI, psichiatra, facebook, 2 dicembre 2017, qui


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