« Un risultato, comunque, in Sicilia la sinistra radicale l’ha ottenuto: Cinque stelle, centrodestra, Pd hanno scelto il loro candidato; gli ultrasinistri sono lì che si dedicano alle consuete dispute cifrate attorno alla presentazione — peraltro ancora non del tutto certa — di Claudio Fava. Il quale Fava, essendo accreditato di percentuali assai modeste, in ogni caso non correrebbe certo per la presidenza della Regione. E — a quanto è dato di sapere — non godrebbe nemmeno del consenso di tutte le forze collocate a sinistra del Pd. Il suo unico apporto alla competizione (forse neanche necessario) sarebbe quello di garantire la sconfitta del candidato del Pd e di Leoluca Orlando, il rettore palermitano Fabrizio Micari. »
Così Paolo Mieli, Farsi male (ancora) a sinistra, 'Corriere della Sera', 7 settembre 2017, qui.
Cioè.
Il problema non è Renzi che si allea con Alfano, con una mossa di vertice tutta 'politicista' (orribile termine che esprime bene un orribile contenuto), confermando una scelta, in concreto e al di là della retorica grondante sulle 'magnifiche e progressive sorti' del Pd e della coalizione appena varata, che ha ben poco a che vedere con quello slogan 'avanti-insieme' che ammorba l'aria da mesi. Il grande impedimento, l'ostacolo al futuro radioso che uscirebbe dalla possibile vittoria sui populismi di 5 Stelle e centrodestra se la grandiosa operazione renzian-alfaniana non venisse contrastata dai soliti gufi mai contenti e incontentabili, è solo la sinistra: la quale (si accusa), come è sua abitudine storica, cercando di essere coerente con se stessa, garantirà la sconfitta.
Insomma, un terribile reato. Quello per cui, quando il rischio (meglio: la certezza) è 'perdersi', perché non ci sono le condizioni per una politica in linea con i propri valori, ci si limita a 'testimoniare' il proprio essere con il proprio agire. Rinunciando a 'vincere-comunque-e-purchessia'. Tentando, posto che si sia ancora in tempo e non fuori tempo massimo, di non perdersi del tutto. E rifiutando, per chiarezza, onestà intellettuale e rispetto dei cittadini, di 'infilarsi' per l'ennesima volta dentro alleanze e (sedicenti) linee politiche pasticciate e perverse, se non chiaramente destrorse, che sotto banco (ma ormai anche impudentemente sopra banco), sono costruite per promuovere intrallazzi, quando non corruzione da codice penale: quelle linee da anni perseguite con coerenza impressionante in ogni contesto, locale e nazionale, e che per questo hanno gettato nell'astensionismo, ogni volta rigorosamente in crescita, milioni di elettori, sempre più divisi tra rassegnati, disgustati, incazzati, qualunquisti e menefreghisti.
'Testimoniare' non è una parolaccia, ma un verbo forte, che può riempirsi di contenuti concreti e utili, se chi testimonia, appunto, sa e vuole testimoniare: ridando valore ad una opposizione seria (qualcuno la dovrà pur fare, se si vuole restare dentro una democrazia che ne contenga il degrado per lento e continuo svuotamento sostanziale), mentre si lavora con azioni precise, e non solo a parole, per costruire le condizioni di un futuro diverso dall'oggi.
Il 'vincere-per-vincere', il 'governare-per-governare' (insomma, altra parola oscena quanto ciò che indica: il 'governismo', da decenni ammaliante, imperante e ammorbante), ci hanno portato dove siamo.
Forse è il caso di cominciare a pensare che si vince e si governa per qualcosa. E dunque se, e solo se, ci sono le condizioni, o queste si possono creare, per non 'perdere l'anima' e realizzare quei principi e valori in cui si crede e dei quali non ci si finge semplicemente portatori per meglio prendere in giro gli elettori.
Certo, i compromessi 'sono nella' politica, e guai se non ci fossero. A patto che servano a fini politici e non di puro potere, personale o di partito, corrente, lobby. E a patto che non diventino 'la' politica: siano, cioè, strumento di obiettivi alti, sovra-individuali e sovra-partito, che guardino il più possibile all'interesse generale.
Altrimenti, intenzionalmente o a nostra insaputa (ed è una bella gara stabilire cosa è peggio), si alimenta e si perpetua il campo, certo per nulla progressista, della politica melmosa e politicante, sostanzialmente fatta di bande di potere, che spacciano il perseguimento di affari privati, individuali o di gruppo, per servizio al bene comune.
Vale oggi per le prossime elezioni in Sicilia. Vale domani per le elezioni in Italia.
Sempre che si voglia provare a scrivere finalmente Politica con la maiuscola.
*** Massimo Ferrario, Ma 'vincere-per-vincere' è politica, non Politica, Mixtura
Cetto La Qualunque
(Antonio Albanese)
In Mixtura ark #Spilli qui
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