lunedì 24 aprile 2017

#SENZA_TAGLI / Stupidità, come inconsapevolezza dei propri limiti (Bino AG Nanni)

Recentemente un amico, persona intelligente e capace nella sua attività d’ingegnere, è uscito con un’affermazione che mi ha lasciato esterrefatto: per lui, la Cappella Sistina è “inutile”. A suo dire, se l’uomo avesse impiegato il suo tempo e le sue energie per migliorare le condizioni materiali di vita dei suoi simili, anziché per opere del genere, tutti ne avremmo tratto giovamento. 

L’episodio mi ha fatto subito pensare a quanto io debba essere grato al mio analista. 
L’acquisizione più preziosa di molte analisi, come è stato per la mia, consiste nel convincersi di una verità che, detta così – in termini astratti – ad alcuni può sembrare di un’evidenza lapalissiana, ad altri un paradosso: la vera forza interiore si fonda soprattutto sulla serena consapevolezza dei propri limiti. Se un individuo si sente particolarmente mortificato di fronte alle proprie carenze o alla propria ignoranza, ciò lo rende permaloso, e spesso reagisce al suo malessere ostentando arroganza e presunzione. Esse sopprimono, in lui, i presupposti emotivi di ogni forma di apprendimento: l’umiltà (il socratico “sapere di non sapere”) e l’autentica e più sana curiosità. Egli, pertanto, si preclude ogni possibilità di arricchimento interiore. Ciò lo rende, oltre che arido, anche illogico ed incline ai fraintendimenti. Ecco perché l’ottusità ha spesso una sua base emotiva: la cosiddetta “neurotic stupidity” è talora del tipo che ho riscontrato nel mio amico; essa è spesso selettiva, riguardando specifici argomenti. Ecco anche perché, con certe persone e su certi temi, il dialogo è difficile o impossibile. A volte è sufficiente una certa dose di pazienza: occorre esprimersi con parole semplici e comprensibili; meglio ancora, ricorrere alla “maieutica” socratica: aiutare l’interlocutore ad “arrivarci da solo”. In questo modo, questa persona, “toccando con mano” di non essere esclusa dal mondo del sapere e dell’apprendimento, cessa di sentirsi umiliata. Altre volte, la pazienza non basta. In questi casi, siamo noi che abbiamo bisogno di renderci serenamente consapevoli dei nostri limiti: ogni medico deve capire che saper curare tutte le malattie è impossibile.

*** Bino AG NANNI, psichiatra, 'facebook', 23 aprile 2017, qui


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