La soddisfazione per l'argine di Macron (23,8%) alla destra antieuropea di Le Pen (21,6%) mette in sordina il significato della secca sconfitta del socialista Hamon (6,3%). Fassino ha esultato: "Con Macron anche in Francia è nato il centrosinistra… In qualche modo con Macron nasce in Francia ciò che in Italia è sorto con il Pd". Appunto. Ma oggi il dilemma nelle politiche occidentali è tra uno schieramento che privilegia la minoranza ricca ispirandosi al neo-liberismo e uno schieramento capace di dare la voce alla maggioranza povera ispirandosi alla socialdemocrazia.
Come ha sottolineato Thomas Piketty, Hamon era il solo candidato che ha fatto proposte reali di democratizzazione e cambiamento parlando anche di autonomia e formazione dei giovani. Ma la classe disagiata, gli operai, le periferie che avrebbero tratto vantaggio dal suo programma hanno votato Le Pen. Il programma di Macron, invece, è spiccatamente neo-liberista: propone una tassazione regressiva a tutti i livelli, anche sui patrimoni, ed esenta dall'imposta patrimoniale le attività finanziarie, ben sapendo che i grandi patrimoni sono composti al 90% da attività finanziarie.
Cinque anni di Macron produrranno gli stessi effetti prodotti in Italia da Renzi, e Le Pen si prenderà la rivincita. Da noi le 10 famiglie più ricche hanno raddoppiato la loro ricchezza e i poveri sono passati da 3 a 6 milioni. Il corollario, in termini elettorali, è che oggi il Pd, votato soprattutto dai vecchi dei Parioli, è al 27%, mentre il M5S, votato soprattutto dai giovani del Pigneto, è al 33%. Per fortuna il M5S non è il Front Nationale e può essere ancora recuperato alla costruzione di un’Europa socialdemocratica, capace garantire la pace sociale.
Per evitare esiti violenti occorre ridurre (non aumentare) le distanze tra ricchi e poveri, uomini e donne, giovani e anziani, autoctoni e immigrati ridistribuendo il lavoro, la ricchezza, il potere, il sapere, le opportunità e le tutele. "Vasto programma!" direbbe De Gaulle. Ma l'alternativa porta a un aumento esponenziale dei disperati che, allo stato, nessuno mobilita meglio di Le Pen. Il fatto è che il liberismo ha saputo rinnovarsi elaborando il neo-liberismo, mentre la socialdemocrazia è rimasta ancorata ai suoi vecchi linguaggi senza più appeal.
Così ai Renzi e ai Macron, privi di un modello di società da contrapporre a quello liberale, non resta che fare proprie alcune parole d'ordine liberali (come l’abolizione dell'art.18) che neppure i liberali difendono. A questo punto la parola passa ai cosiddetti intellettuali di sinistra, che debbono rimboccare le maniche dei loro cervelli e produrre un modello teorico di società europea e socialdemocratica, capace di restituire ai disperati fiducia e speranza.
*** Domenico DE MASI, sociologo, professore emerito dell'università La Sapienza di Roma, La Francia tra neo-liberismo e social-democrazia, 'linkedin.com/pulse', 24 aprile 2017, qui
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