Foto di Horst Faas
Donne e bambini cercano rifugio dal fuoco dei cecchini Viet Cong
riparandosi in un canale,
protetti (sullo sfondo) dall'azione di paracadutisti americani
Bao Trai, Vietnam del Sud, 1 gennaio 1966
(didascalia ufficiale Associated Press)
Horst Faas (1933-2012) - nome che non si colloca ancora, ingiustamente, tra le figure più conosciute dal grande pubblico - è stato un fotografo tedesco.
Ha iniziato a lavorare per l’Associated Press nel 1956 e in breve tempo ha conquistato notorietà per i suoi reportage di guerra, raccontando i conflitti in Laos, Congo e Algeria.
Vincitore di due premi Pulitzer, divenne famoso in tutto il mondo grazie alle sue fotografie sulla guerra del Vietnam, della quale è ritenuto il miglior interprete.
I suoi reportage realizzati nel vivo del conflitto sono entrati di prepotenza nella storia della fotografia.
Per l'intensità, per la presa diretta sull'azione bellica, per la sua neutralità, per la capacità di registrare le sofferenze, le emozioni e i sacrifici di americani e vietnamiti, Faas è stato tra i più grandi fotografi di guerra del secolo scorso, indubbiamente alla pari degli stessi Robert Capa e Eugene Smith.
Nel 1967 fu investito dallo scoppio di una granata e venne gravemente ferito.
Capo area dell’Associated Press per il Sud-est asiatico, si deve alla sua determinazione il fatto che due delle più celebri fotografie della guerra del Vietnam siano state pubblicate sulla stampa occidentale: quella di Eddie Adams, che riprende l’esecuzione a freddo di un prigioniero vietcong a Saigon, e quella di Nick Út, che ritrae la ragazza ustionata dal napalm.
Vinse il suo primo premio Pulitzer nel 1965 per le sue immagini provenienti dal Vietnam e nel 1972 vinse il secondo per i reportage sulla guerra di liberazione del Bangladesh.
Secondo Kathleen Carroll, Senior Vice President dell’Associated Press, "Horst è stato uno dei grandi talenti del nostro tempo, un fotografo coraggioso e un editor caparbio, capace di mostrare al mondo alcune delle immagini più brucianti di questo secolo".
*** Roberto MOROSETTI, giornalista, studioso di fotografia, 'facebook', 24 aprile 2017, qui
Nessun commento:
Posta un commento