L’individualismo finisce spesso per essere una specie di narcisismo, centrato sull’importanza dell’Io e dei suoi bisogni e diritti. (…)
L’individuazione, invece, include una gran parte di sviluppo dell’io e di egoismo, ma non finisce lì. Procede includendo e integrando le polarità e le complessità interne ed esterne. Non ignora l’importanza dell’altruismo e dei rapporti, bensì include questi elementi nel proprio programma come parti essenziali di esso. Favorisce sia la stima di sè che un profondo interesse sociale in quanto si concentra sul Sè (non sull’Io), che è comune a tutta l’umanità. (...)
L’individualità che nasce dal terzo stadio dell’individuazione è costituita da un insieme unico di elementi umani comuni incarnati in una vita particolare. Questa vita unica non è separata dagli altri o resa più importante di qualsiasi altra vita del pianeta. E' semplicemente affermata come un esperimento di vita umana, unico a causa della sua posizione precisa nella matrice comune.»
*** Murray STEIN, 1943, psicoanalista junghiano statunitense, L’individuazione, in Renos K. Papadopoulos, a cura, Manuale di Psicologia Junghiana. Orientamenti contemporanei. Teoria, Pratica, Applicazioni, Moretti Vitali, 2009, citato in 'jungitalia', 3 giugno 2013, qui
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