come noi, avrà lancette nuove d’orologio, una clessidra,
la meridiana a lato della piazza e ci dirà fischiettandoli
nomi e verbi quando andremo lontano e a tutte le stazioni
un fazzoletto su qualche balcone ci chiamerà indietro
quando senza parlare sentivamo parlare d’amore
chi viveva l’amore…
Ma siamo chiusi nel nostro contrario, abbiamo spaventi
grandi e grandi illusioni, andiamo senza cammino girovolando
e divenuti acrobati scambiamo le nuvole più pigre
per quelli tra i simili che han la testa grave, pensiero di sé soltanto
e mai sapranno che scherzo è il destino, che burla, che grassa
idiozia…
Perché niente viene dal basso o dall’alto, ma da idee,
come i piccoli maestri che qualcuno tirò in ballo
a guerra partigiana cominciata e andavano sulle montagne
e sognavano loro e noi sogniamo ancora questa scemenza
di un mondo migliore, di gente che ama la gente…
*** Nadia AGUSTONI, 1964, poetessa, Quando andremo lontano, citata da Orsoila Puecher, 'nazioneindiana.com', 21 luglio 2008, qui
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