sabato 5 settembre 2015

#VIDEO / Il pericolo di una storia sola (Chimamanda Ngozi Adichie)


Chimamanda Ngozi ADICHIE, scrittrice di origine nigeriana
Il pericolo di una storia sola, Ted, luglio 2009
video, 19min16
(oltre 9 milioni di vualizzazioni)


Le nostre vite, le nostre culture, sono composte di molte storie che si intrecciano.
La scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie racconta la storia di come ha trovato la sua autentica voce culturale - e mette in guardia su come, sentendo una storia unica su un'altra persona o su un'altro paese, rischiamo di cadere in gravi malintesi. (dalla presentazione Ted)

Chimamanda Ngozi Adichie, di origini nigeriane, è ormai una scrittrice famosa. 
In questo intervento, convinto e convincente, mostra come 'avere una storia unica' sugli altri ci porti spesso fuori strada, impedendoci di capire.
Splendide le parole con cui chiude il suo discorso: 
"Vorrei concludere con questo pensiero: che quando respingiamo la storia unica, quando ci rendiamo conto che non c'è mai una storia unica riguardo a nessun posto, riconquistiamo una sorta di paradiso." (mf) 

«
Vengo da una famiglia nigeriana convenzionale, di classe media. Mio padre era un professore. Mia madre era una direttrice. E quindi avevamo, come si conveniva, un aiuto domestico, che abitava con noi, e che spesso aveva origini nei villaggi rurali. Quindi, quando avevo otto anni, prendemmo in casa un nuovo ragazzo d'aiuto. Si chiamava Fide. L'unica cosa che mia madre ci disse di lui era che la sua famiglia era molto povera. Mia madre mandava yam (tubero tropicale simile alla patata) e riso e i nostri abiti vecchi alla sua famiglia. E quando non finivo la mia cena, mia madre mi diceva, "Finisci il tuo cibo! Non lo sai? La gente come la famiglia di Fide non ha nulla!" Dunque, la famiglia di Fide mi faceva veramente pena.
Poi, un sabato andammo in visita al suo villaggio. E sua madre ci mostrò un cestino con bellissime decorazioni, in rafia colorata, fatto da suo fratello. Io mi sorpresi molto. Non avevo mai pensato che qualcuno, nella sua famiglia, potesse in effetti produrre qualcosa. Tutto ciò che avevo sentito di loro era quanto erano poveri, ed era diventato impossibile, per me, vederli come qualcos'altro, oltre che poveri. La loro povertà era la mia unica storia su di loro. (...)

Anni dopo, pensai a questo quando lasciai la Nigeria, per andare all'università negli Stati Uniti. Avevo 19 anni. La mia coinquilina americana fu scioccata da me. Mi chiese dove avevo imparato così bene l'inglese e andò in confusione quando le dissi che in Nigeria l'inglese era una lingua ufficiale. Mi chiese se poteva ascoltare quella che lei chiamava la mia "musica tribale" e fu quindi molto delusa quando le mostrai la mia cassetta di Mariah Carey. (risate) Pensava che non sapessi come usare una stufa. 
»

Sempre in Mixtura, 1 altro contributo di Chimamanda Ngozi Adichie e una mia recensione al suo libro più recente (Americanah, Einaudi, 2014), qui

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