(...) Le ultime ragionevoli previsioni delle Nazioni Unite (rese note alla fine di luglio) assegnano all'Italia, nel 2050, una popolazione di 56,5 milioni di abitanti (3,5 milioni meno di oggi), nonostante una modesta ripresa della natalità, e il proseguire di una consistente immigrazione (anche se ridotta rispetto agli anni trascorsi) e un ulteriore aumento della speranza di vita. Saremo sicuramente più "vecchi"; l'età media crescerà dai 46 anni di oggi a 52 anni nel 2050; oggi una persona su 14 ha più di 80 anni, nel 2050 una su 6. Sicuramente il fortissimo aumento dei molto anziani implicherà anche una crescita delle persone che vivono sole.
[D: Le metropoli continueranno a gonfiarsi a dismisura e il crinale appenninico subirà una desertificazione ancor più accentuata?]
Direi di no. La popolazione delle grandi città - Roma, Milano, Napoli, Torino - ha toccato il suo massimo negli Anni Settanta, per poi decrescere. Questa diminuzione è stata poi compensata dalla crescita dei Comuni delle cinture, che integrano le aree metropolitane, ma anche questi hanno finito di espandersi. Il miglioramento della mobilità consentirà una rivalutazione dei centri minori, dove la qualità della vita è spesso migliore e i costi più abbordabili. (...)
[D: La forza lavoro straniera ci ha già salvati nel saldo demografico. Tutti pensiamo che la triste invasione di
insostenibile per il futuro della nostra condizione di civiltà. È cosi oppure abbiamo bisogno di altra gente, di altri e nuovi italiani?]
L'ondata dei rifugiati è collegata alle catastrofi e ai conflitti che segnano un arco che va dall'Ucraina al Medio Oriente, dal Corno d'Africa alla Libia. E' un fenomeno che nulla ha a che fare con il normale sviluppo, così come una esplosione nucleare è estranea alla normale dinamica climatica. Al netto dell'irrisolto problema dei rifugiati, l'Italia continuerà ad aver necessità di immigrazione, per rinsanguare una forza lavoro invecchiata e in declino, per contrastare se non la desertificazione, l'impoverimento della società.
*** Massimo LIVI BACCI, 1936, docente di demografia, politico, intervistato da Antonello Caporale, Abbiamo bisogno di nuovi italiani. Rischiamo il deserto, 'Il Fatto Quotidiano', 5 settembre 2015
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