Il lavoro ridotto a vincita di qualche lotteria patronale. Il salario diventato premio di una gara tra aspiranti lavoratori. Cosa si cela dietro la recente “ludizzazione” del lavoro? La lettura dell’illuminante saggio dal titolo “Ego. Gli inganni del capitalismo” di un grande intellettuale tedesco recentemente scomparso, Frank Schirrmacher, può aiutarci a trovare una sorprendente e inquietante risposta.
Il lavoro è diventato un gioco. Sembra quasi uno slogan, ma la realtà quotidiana ci fornisce un’immediata e tangibile conferma.
L’ultimo caso balzato agli onori delle cronache risale a questa estate, ed arriva dalla provincia di Piacenza, precisamente da Ponte dell’Olio. In occasione della festa patronale, infatti, un salumificio ha organizzato una tombola. Primo premio, manco a dirlo, un posto di lavoro. E non si tratta di un caso isolato. Altre “lotterie del lavoro”, negli ultimi anni, sono state organizzate in Italia, da Nord a Sud, regalando ai più fortunati dei veri e propri contratti di lavoro, a tempo indeterminato o a termine.
E quando non è oggetto di una lotteria, allora la retribuzione (scopo primario del lavoro) si trasforma nel premio concesso al vincitore della gara organizzata tra una pluralità di aspiranti lavoratori: siamo dinanzi al crowdsourcing, moderna forma di “cottimo digitale” che abbiamo già incontrato sulla nostra strada.
Cosa significa questa trasposizione del lavoro nella forma ludica ora della lotteria ora della vera e propria gara? (...)
*** Domenico TAMBASCO, avvocato, La lotteria del lavoro, 'MicroMega', 8 settembre 2015
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