Piero CALAMANDREI, "Lo Stato siamo noi", Chiarelettere, 2011
pagine 156, € 7,00, ebook € 4,99
Imperdibili questi pensieri di Piero Calamandrei, uno dei grandi padri della Repubblica e della nostra Costituzione.
Si tratta di scritti e discorsi del periodo 1946-1956: ci appaiono oggi lontani anni luce e allo stesso tempo vicinissimi. Lontani, per ispirazione etica, tensione ideale e sentire politico. E vicini, per la validità di certe analisi, che potrebbero essere riformulate pari pari, o addirittura in versione peggiorativa, a distanza di oltre cinquant'anni: la caduta degli ideali antifascisti, la sostanziale diffusa irritazione quando si fa riferimento ai valori della Resisistenza, il clima soporifero di 'indifferenza', quando non di rifiuto, verso l'impegno ad affermare e allargare nella società i diritti e i valori di democrazia promossi dalla Carta costituzionale e che di fatto produce quella 'desistenza' che ci spinge alla chiusura individualistica e alla deriva menefreghista.
Dice Piero Calamandrei in un discorso ai giovani del 1955: «Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è – non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani – una malattia dei giovani.»
Ovviamente, la provocazione, intelligente, appassionata e civile, di Calamandrei è generalizzata, e il dito puntato va oltre i giovani. Come si legge negli interventi riportati nel volumetto, ce n'è per tutti, politici e cittadini: gli uni e gli altri stigmatizzati nelle loro insufficienze di politici e di cittadini.
Un libro imperdibile, dicevo. Naturalmente, per chi ancora condivide, ma ha bisogno di conforto e vorrebbe rinforzare, una passione e una visione, laica e della vita pubblica, che è stata paragonata ad una 'religione civile'. Ma imperdibile anche per chi desiderasse risvegliare la sua anima timida di cittadino. Sconsigliato invece a chi è testardamente disinteressato alle 'cose di tutti' e ha come orizzonte la visione del proprio ombelico.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
«
Le Costituzioni vivono fino a che le alimenta dal didentro la forza politica: se in qualche parte ristagna questa circolazione vitale, gli istituti costituzionali rimangono formule inerti, come avviene nei tessuti del cuore umano, dove, se il sangue cessa di affluire, si produce quella mortale inerzia che i patologi chiamano infarto. (Piero Calamandrei, Lo Stato siano noi, Chiarelettere, 2011)
Festa della Costituzione? Di quella che volevano i morti della Resistenza, o di quella che fa comodo ai vivi della desistenza? (Piero Calamandrei, Lo Stato siano noi, Chiarelettere, 2011)
Nel macabro cerimoniale in cui gli incamiciati di nero, preceduti dai loro osceni gagliardetti, andavano solennemente a spezzare i denti di un sovversivo o a verniciargli la barba o a somministrargli, tra sconce risa, la purga ammonitrice, c’era già, ostentata come un programma di dominio, la negazione della persona umana. Il primo passo, la rottura di una conquista millenaria, fu quello: il resto doveva fatalmente venire. (Piero Calamandrei, Lo Stato siano noi, Chiarelettere, 2011)
»
Sempre in Mixtura, altri 3 contributi di Piero Calamandrei qui
Nessun commento:
Posta un commento