Emmanuel CARRÈRE, Il regno, Adelphi, 2015
pagine 428, € 22,00, ebook € 10,99
Non facile, e certo non 'tranquillo', il commento a quest'ultimo lavoro di Emmanuel Carrère.
Colpisce senz'altro la maestria nell'uso affabulatorio del linguaggio, che conferma il vero talento del narratore: con il suo periodare ampio, rotondo, fluido, che coinvolge e seduce. E cattura la storia, che scorre come un grande fiume che continuamente si dipana in tanti rivoli, abbracciando la vicenda del primo cristianesimo tra il Medio Oriente e l'Europa e inseguendo le vicende degli evangelisti, e di Luca in particolare, e degli ebrei e dei romani dell'epoca.
Non manca il protagonismo dell'autore: che descrive prima la sua conversione alla fede cristiana e poi il suo riallontanamento, dubbioso e scettico, ma sempre partecipe.
È questa la parte che ha stimolato, almeno in me, una reazione ambivalente: di interessamento, ma anche, specie all'inizio, di un certo 'fastidio' per una presa della scena troppo invadente, anche per la quantità di dettagli personali profusi. Si può dire che pure nell'opera precedente, Limonov, l'autore non si fosse tenuto più di tanto in disparte; ma qui ho avuto l'impressione che lo spazio preso sia stato maggiore e in più momenti eccessivo.
Nel complesso comunque non si può che restare ammirati per come la materia viene padroneggiata e offerta ad una lettura critica, profonda e nello stesso tempo 'leggera' e accattivante.
Le prese di posizione personali sui fatti raccontati, e sulla 'inchiesta' che tocca soprattutto le figure contrastanti di Luca e di Paolo, sono un invito a riflettere e forniscono spunti di apprendimento originali.
In definitiva una lettura che per contenuto e stile non lascia indifferenti. E propone, nelle ultime pagine del libro, squarci nuovi, o comunque poco noti, attraverso il confronto tra i vangeli, anche sulla raffigurazione tradizionale di Gesù. (mf)
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