domenica 27 settembre 2020

#SGUARDI POIETICI / Favola della sirena e degli ubriachi (Pablo Neruda)

Tutti questi signori erano dentro:
quando lei entrò completamente nuda
essi avevan bevuto e presero a sputacchiarla
lei non capiva nulla era appena uscita dal fiume
era una sirena che s'era smarrita
gli insulti scorrevano sulla sua carne liscia
l'immondizia copri i suoi seni d'oro
lei non sapeva piangere perciò non piangeva
non sapeva vestirsi perciò non si vestiva
la tatuarono con sigarette e con turaccioli bruciati
ridevano fino ad abbattersi sul pavimento della bettola
lei non parlava perché non sapeva parlare
i suoi occhi erano color d'amore distante
le sue braccia costruite di topazi gemelli
le sue labbra tagliate nella luce del corallo
e d'improvviso uscì da quella porta
appena entrò nel fiume restò monda
splendette come una pietra bianca nella pioggia
senza volger lo sguardo nuotò nuovamente
nuotò verso mai più verso la morte.

*** Pablo NERUDA, 1904-1973, poeta, diplomatico e politico cileno, Favola della sirena e degli ubriachi, da Stavagario, 1958, in 'antoniogiannotti.it', qui


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