La superiorità personale contrasta sempre con la cooperazione. I soggetti votati all’insuccesso sono persone che non avendo sviluppato il sentimento sociale non sono capaci di vedere, udire, parlare e valutare in modo corretto. Invece che di senso comune sono dotate di una «intelligenza privata», della quale si servono per seguire con sicurezza il cammino deviante. Io ho descritto il bambino viziato come un parassita che aspira costantemente a costringere gli altri ad agire per lui. Quando questo atteggiamento diventa stile di vita, egli finisce per credere che siano sempre gli altri quelli che si debbono prodigare in tutti i campi – sia offrendo tenerezza e beni materiali, sia compiendo un lavoro o fornendo prestazioni intellettuali. Per difendersi dalla loro prepotenza la comunità non deve impiegare mezzi o parole altrettanto forti ma, guidata più che dall’intelletto da un impulso intimo, deve reagire con mitezza, perché il suo compito non è quello di punire e vendicarsi per i soprusi subiti, ma quello di spiegare all’individuo per quale motivo ha sbagliato e potrebbe ancora sbagliare. Si tratta sempre di una protesta degli individui non dotati di sentimento sociale contro gli obblighi imposti dalla convivenza, che fanno a pugni con la loro intelligenza privata e costituiscono una minaccia per la loro aspirazione a una superiorità personale. La forza del sentimento sociale sta anche nella sua capacità di far capire a ognuno che non rispettare le sue regole è una colpa, perché ognuno di noi deve pagare il suo tributo alla società.
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