Acchiappali.
E infilali in un taschino.
In una piega dell’aria.
In una cavità del tempo.
In una linea della tua fronte.
Il cielo notturno,
teso come un lenzuolo,
e un silenzio opprimente
che mette in allarme per qualche istante
l’arduo desiderio
di sopravvivere.
Una luna crescente
leggermente inclinata
si dondola
su un mare d’inchiostro.
«Sembra una culla», mi dici
sussurrandomi nell’orecchio,
quasi come se non volessi svegliare
le stelle.
Ed io sorrido
dinanzi all’immensità.
*** Jorge PALMA, 1961, giornalista, scrittore e poeta uruguaiano, Acchiappasogni, da La voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose [La voz de tus ojos es más profunda que todas las rosas], Maclein y Parker, Spagna, 2018, in 'fili d'aquilone', n. 55, maggio-agosto 2020, qui
Testo originale (ATRAPASUEÑOS)
Atrápalos.
Atrápalos.
Y mételos en un bolsillo.
En un pliegue del aire.
En un hueco del tiempo.
En un renglón de tu frente.
El cielo nocturno,
tirante como una sábana,
y un silencio sobrecogedor
que alerta por instantes
el durísimo afán
de sobrevivir.
Una luna creciente
ligeramente inclinada
se mece
en un mar de tinta.
«Parece una cuna», me dices
susurrando al oído,
como para que no se despierten
las estrellas.
Y yo sonrío
ante la inmensidad.
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