Dissero a noi ragazze che ci avrebbero dato razione doppia se avessimo portato dei giubbotti ai soldati che stavano alla stazione. Non ce la feci a sostenere il peso. Una parte la gettai nella neve. Le altre fecero come me. Un tedesco chiese chi era stato a buttarli. Nessuna rispose. Quello minacciò che avrebbe ucciso una di noi ogni minuto. Feci un passo avanti. Lui cominciò a picchiarmi. Mia sorella gli si gettò contro, eravamo a terra. Ci abbracciammo, convinte di essere morte. Il soldato si fermò e disse: «Se oggi due puzzolenti ebree hanno il coraggio di mettere le mani addosso a un tedesco, allora solo per questo coraggio meritano di sopravvivere.»
*** Edith BRUCK, scrittrice e poetessa ungherese naturalizzata italiana, Auschwitz, da Cento parole in cento numeri, 'Robinson, 4 novembre 2018, intervistata da Antonio Gnoli, 'Robinson', n. 22, 30 aprile 2017
https://it.wikipedia.org/wiki/Edith_Bruck
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