Ho grossi problemi con i liberali che se la prendono con i «populisti» e poi si comportano ambiguamente alla stessa maniera. Non mi piacciono i liberali che passano dai nobili atteggiamenti pubblici alla manipolazione dietro le quinte. Tu potresti obiettare che la mia è una visione ingenua della politica. La politica quotidiana non richiede forse compromessi? Non è meglio appoggiare un male minore? La mia risposta obbligata è insieme semplice e pragmatica. Forme morbide di «populismo» non appartengono al repertorio liberale, comunque definito, e si sono dimostrate autodistruttive nella pratica politica. Ciò non vuol dire che esista solo un dogma sacro e non negoziabile da qualificare orgogliosamente come liberalismo. E non vuol dire neanche che tutte le varietà di liberalismo siano degne che si combatta per esse. Ciò significa soltanto che colpire con violenza le forze contro-rivoluzionarie non è probabile che basti da solo a condurci al rinascimento liberale. Se le forze contro-rivoluzionarie stanno mietendo successi è perché i liberali stanno dando così scarsa prova di sé, abbiamo bisogno prima di tutto di puntare la nostra attenzione sulle manchevolezze liberali.
*** Jan ZIELONKA, 1955, docente di Politiche europee alla Università di Oxford, allievo di Ralph Dahrendorf, saggista, Contro-rivoluzione. La sfida all'Europa liberale, Laterza, 2018
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