Gli alberi sono verdi, se c’è vento
le foglie tremano, quelle sono rondini, questo posso dirti: nei millenni
attendiamo la sillaba, la clausola assolta
sul labbro, non arriva, basta
a distrarre una caramella nella vertigine, una mentina
è stata promessa all’abisso, non altro: ti porterò a scuola.
Ti porterò a casa da scuola. Ti riporterò a casa
ogni giorno dalla scuola della luce, dai licei del tremore,
quando andrai a giocare fino ai margini, ti prenderò
in tempo prima di quel vuoto. Non altro, ti porterò
a giocare sui confini.
Gli alberi sono gialli, quando piove
vuole dire che è autunno, quelli sono passeri, questo posso dirti, quando
vengono nella mano a beccare è perché
hanno fame, è perché lo so, dà loro
le briciole che abbiamo tenuto da parte, anche tu avrai fame, ti cercherò
il cibo, non altro, posso darti questo: il cibo, il luogo
dove dormire, la veste, le scarpe, la veglia
sul tuo sonno, quando piangerai,
ti abbraccerò. Ti laverò. Nessuno
potrà toccarti finché sarò con te, ti sosterrò
quando ti alzerai e ti terrò nei passi, ti lascerò andare
fino all’aria, all’erba, sul confine. Cadrai,
ti alzerò. Ti lascerò andare. Non altro, ti insegneranno
a scuola. Ti porterò a casa, ogni giorno
ti riporterò a casa dalle scuole, da tutte le scuole ti porterò a casa, ti darò
il cibo, il caldo, il sonno, staremo
insieme, ti farò e mi farai ridere, ti comprerò il quaderno,
altri ti insegneranno, io ti porterò a casa, ti farò e mi farai ridere,
staremo insieme, ti lascerò andare, niente
fin che sarò con te potrà toccarmi.
*** Paolo DONINI, 1962, Stare con un bambino, inedito, 'ipoetisonovivi.com', 21 settembre 2018, qui
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