Mi vengono i brividi quando ascolto parentame e genitori rivolgersi ai bambini esclusivamente con le vocine. “Biribiri cuccicucci puppuppù”, fanno ai piccoli umani costretti a sorbirsi questi adulti incapaci di riconoscere chi hanno di fronte. Non che siano da evitare in toto, anzi, ma farne l’unico strumento di comunicazione è umiliante. Quel piccoletto lì non solo è vivo, ma capisce, prova emozioni, riflette. Vive la vita a un’intensità spaventosa, che gli adulti sognano, e ha tutto il diritto di ascoltare discorsi ben fatti e articolati, di sentirsi trattato da umano in piena fioritura e non da deficiente.
*** Andrea COLAMEDICI, filosofo, editore di Tlon, facebook, 23 settembre 2018, qui
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