giovedì 23 novembre 2017

#SPILLI / Renzi, Berlusconi, Scalfari (M. Ferrario)

(1) - Renzi - Ultimi appelli, ma la guerra a sinistra è già partita (Massimo Franco, 'Corriere della Sera', 22 novembre 2017)
Forse, a voler essere storicamente precisi, è stata aperta oltre tre anni fa. E sarebbe intellettualmente onesto ricordare, a chiare lettere maiuscole, il responsabile di tanto conflitto. Cioè colui che da qualche settimana, improvvisamente, è stato folgorato (o finge di esserlo) dal mito della coalizione con la sinistra degli ex 'gufi', da sempre derisi e insultati, dopo aver indirettamente (e masochisticamente) promosso otto voti di fiducia al Senato per una pessima legge elettorale costruita contro i cittadini (a favore dei nominati) e di fatto vantaggiosa soprattutto per Berlusconi.
E c’è ancora chi parla delle eccezionali doti ‘politiche’ di questo individuo che dal 2014, dopo le sempre ricordate elezioni europee che portarono il Pd al 40,8% (pari al 23,3% degli aventi diritto) è un perdente consolidato: senza richiamare gli effetti generalmente fallimentari della sua politica economico-sociale, ha disgustato e allontanato dal suo partito milioni di elettori, ha dato alimento ad un astensionismo sempre più inquietante, non ha fermato la crescita dei 5 stelle che si riprometteva di bloccare e ha ridato vita alla mummia di Berlusconi, tornato incredibilmente a essere (anche con il concorso 'disperante' di troppi italiani che restano italiani), da pregiudicato per frode fiscale (non un reatuccio trascurabile), un king maker della politica italiana.

(2) - Berlusconi e Scalfari - «Costretto a votare tra Di Maio e Berlusconi? Berlusconi» (Eugenio Scalfari, risposta a Giovanni Floris, programma 'Di Martedì, La7, 21 novembre 2017)
E così tutto dimenticato. Anche il passato di 'Repubblica', con il suo antiberlusconismo militante: sdoganato il Grande Pregiudicato, definito dalla magistratura 'delinquente naturale' nella sentenza di condanna.
Tutto questo in contemporanea con una bizzarra, e vergognosa, confessione pubblica di Renzi: il quale, proprio mentre l'Italia, alla corte europea di Strasburgo, difende la decisione di dichiarare decaduto e ineleggibile Berlusconi in ottemperanza alla legge Severino, se ne esce tutto giulivo ('Porta a Porta', Rai1, 20 novembre 2017) proclamando che sarebbe felice di una sfida con il condannato in un collegio alle prossime elezioni: così di fatto delegittimando l'operato di uno Stato del quale, come Presidente del Consiglio, ha ricoperto una delle più alte cariche istituzionali. 
Certo, l'affermazione di Scalfari nel corso dell'intervista di Floris non è stata un endorsement assoluto a favore dell'ex cavaliere: la domanda imponeva una scelta precisa tra due, e solo due, candidati possibili e la risposta va letta dentro questo preciso contesto vincolante. Però il voto per Berlusconi, da uno che ha la storia di Scalfari, resta sconcertante. 
La violenta antipatia politica per i 5 Stelle da parte del fondatore di 'Repubblica' è nota e quindi il suo no per Di Maio non sorprende. Ma colpisce la scelta per Berlusconi comunicata all'intervistatore senza un attimo di titubanza. Neppure un pensierino sull'idea di sottrarsi all'aut-aut. Neppure un pensierino sul non voto. Neppure un pensierino su una scheda bianca.

Certo, quelli sopra possono apparire piccoli fatti: trascurabili nel grande quadro dei problemi italiani. 
Eppure, noi italiani siamo ciò che siamo, e al punto in cui siamo, anche per questi piccoli fatti. 
Per la banale ragione che non sono piccoli.

*** Massimo Ferrario, Renzi, Berlusconi, Scalfari, per Mixtura


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