martedì 28 novembre 2017

#SGUARDI POIETICI / Prigionieri di una 'disperata disperanza' (M. Ferrario)

Vorrei che il disincanto 
mi liberasse:
e potessi guadagnare 
lo sguardo alto e distante
di chi finalmente ha saputo passare oltre
e ormai sta in cima 
a osservare, 
un po' cinico e incurante, 
le onde del mondo che va 
a sbattere.

Ancora soffro invece
dello sguardo coinvolto e partecipe
che un tempo molti faceva stare, 
attivi e confidenti,
dentro il flusso delle cose 
per governarle e orientarle e trasformarle:
è la stessa vista che oggi ci impianta piombo nelle gambe
e ci relega in disparte
a perdurare un'esistenza inerte 
che trascina sempre meno vita. 

Mi intride 
un sentimento di crescente e lancinante scoramento: 
come di chi una speranza un tempo nutriva, 
e da questa era nutrito,
e ora si ritrova con le ali afflosciate, 
piagate irrimediabilmente dal volo,
o anche solo offese da quell'antica e vitale aspirazione al cielo
che fa muovere al futuro:  
perché, per quanto noi lo sforziamo,
l'occhio oggi non riesce più a vedere,
là dove ieri in tanti vedevamo,
i fatti e le condizioni che ci possano 
un'altra volta condurre ad alzare 
la speranza.

Qualcuno potrebbe spiegare, 
anche solo per personale e interessata voglia di quieto vivere,
che forse dobbiamo abituarci
a lasciar cadere la nostra strutturale tracotanza,
dismettendo quell'hybris 
che da sempre accompagna l'uomo superuomo
e lo spinge a pensarsi padrone 
di un destino che giustamente gli sfugge.

Vero è che l'eccesso è umano:
da non assecondare e se mai da contenere.
Ma umana è pure la spinta generativa
a forzare e credere in un domani 
che si spera di poter costruire migliore.

E' questa la ferita:
non per una dismisura, 
ma per una attuale sperimentata incapacità di potenza
a orientare il nostro domani comune,
in troppi oggi è incisa dentro l'anima,
a marcare e umiliare il nostro tempo,
la convinzione che ogni speranza 
è miserevolmente e definitivamente
capitolata.

E' da qui che tutto consegue:
in troppi, se pure non siamo (ancora) disperati, 
ci ritroviamo come prigionieri e desolatamente dispersi
dentro una cappa di rassegnata  
disperata disperanza.

*** Massimo Ferrario, Prigionieri di una 'disperata disperanza', inedito 2016-2017, per Mixtura


In Mixtura ark #SguardiPoietici qui

Nessun commento:

Posta un commento