Non provò neanche a calcolare per quanto tempo lui e Pearl avessero cercato dei lavori saltuari come braccianti, per quante stagioni. Erano come le carte in un mazzo: mischiate insieme, senza un ordine. Provare a ricordare non aveva senso perché non c’era niente da ricordare. Come sedersi sul retro del furgone a guardare la strada che si snodava. Vedere dov’eri stato, non dove stavi andando. Era rassicurante, in qualche modo. Se si potesse vivere la propria vita al contrario, pensò Carleton, non si farebbero così tanti errori.
Si rivolse a Red, ad alta voce: «Se avessimo uno specchio per guardarci alle spalle vedremmo dove stiamo andando, ma al contrario. E non faremmo casini. Ci pensi mai?».
Red si mise a ridere e sputò del tabacco. Era d’accordo con qualsiasi cosa uscisse dalla dannata bocca di Carleton Walpole.
*** Joyce Carol OATES, 1938, scrittrice statunitense, Il giardino delle delizie, 2003, Il Saggiatore, 2017, traduzione di Francesca Crescentini
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