Uno dei membri del consiglio di amministrazione della Pricom si era tolto la vita dopo aver sparato alla moglie e alla figlia di sette anni. Era un tratto tipico dei giapponesi, ammesso che le informazioni fossero corrette: non riuscivano ad accettare una sconfitta. Era una cosa così feudale, come se non potessero accettare l’idea che le persone, in una società moderna, si alzavano e cadevano e poi si alzavano di nuovo, assumendo continuamente nuove posizioni a seconda delle scelte o delle prestazioni, e talvolta a causa di eventi fuori del controllo del singolo individuo. In quel mondo non c’era posto per l’onore e la vergogna.
*** Håkan ÖSTLUNDH, 1962, giornalista svedese e scrittore, La vipera. Un nuovo omicidio sull'isola di Gotland, Fazi, 2013
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