Quando Circe e poi Calipso offrirono a Odisseo l’immortalità purché rinunciasse a tornare ad Itaca e restasse con loro, l’eroe del viaggio rifiutò in entrambi i casi. La spiegazione del perché di questo rifiuto lui non la dà, dice soltanto che non può rinunciare al ritorno. Atena, che lo protegge dalle vette dell’Olimpo e vuole che ritorni dalla moglie e dal figlio, si appella al volere del Fato, che dev’esser rispettato anche dagli dei. Ma nessuno, né Odisseo, né Atena, né Circe o Calipso, rivela la vera ragione: Odisseo sa che l’Immortale è ripetitivo, la sua potenza è ripetitiva, da questo punto di vista è piú simile all’animale che all’uomo. Questo è il motivo del suo rifiuto: Odisseo ama il mutamento, ama l’avventura, si cimenta con il rischio, combatte per vincere sapendo che può essere sconfitto. La sua morale è quella degli eroi, ma l’esperienza acquistata in un viaggio durato dieci anni lo ha trasformato. A Troia lo chiamavano maestro d’inganni; ora l’esperienza gli ha dato saggezza. L’Ulisse di Dante ricorda ai suoi compagni dell’ultimo viaggio senza ritorno: «fatti non foste a viver come bruti, | ma per seguir virtute e canoscenza». Questa è la motivazione e chi a questo riesce ad arrivare ha vinto la partita della sua vita.
*** Eugenio SCALFARI, 1924, giornalista, saggista, scrittore, fondatore di ‘La Repubblica’, L'amore, la sfida, il destino, Einaudi, 2013
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