Nel mondo del lavoro del Terzo Millennio, il concetto di competenza e di professionalità va necessariamente riveduto e corretto: nel senso che va ampliato e declinato in differenti e nuovi fattori. Deve contenere certamente le competenze tecnico–specialistiche, spesso identificate come le competenze hard, ma va allargato, includendo quelle competenze invisibili che però fanno la differenza non solo nella qualità della performance del professionista o manager che agisce in un dato contesto organizzativo, ma nell’identificazione della maturità organizzativa e dell’autorevolezza della persona nella relazione professionale con i suoi interlocutori.
Intelligenza emotiva, empatia, problem solving, gestione dei conflitti, orientamento al risultato, auto-motivazione, proattività, resilienza, sono alcuni esempi di qualità, atteggiamenti e capacità personali, frutto di apprendimento consapevole e inconsapevole delle persone. Questi tratti si sviluppano attraverso forme e vie di apprendimento che appartengono poco alle pagine di libri ma derivano soprattutto da elaborazioni di esperienze di vita sociale e/o professionale che le persone maturano spesso inconsciamente e che le portano a mettere in atto dei comportamenti-indicatori (per una figura professionista esperta in tal senso) del possesso di tali caratteristiche in situazioni lavorative in cui ne percepiscono la sollecitazione. (...)
*** Luciana D'AMBROSIO MARRI, sociologa e psicologa del lavoro, coach e formatrice, saggista, Giusti dosaggi di competenze in azienda. C'è ancora tanta strada da percorrere nelle imprese in cui vince ancora la cultura tayloristica, 'senzafiltro', 17 maggio 2017
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