[D: La telefonata tra i Renzi padre e figlio ha riaperto lo scontro sulle intercettazioni. Ritiene che andasse pubblicata?]
"Credo che si debba fare un discorso sui principi. Il magistrato accerta reati, segue le regole del processo, e non si occupa d'altro. Il giornalista fa un mestiere completamente diverso, deve informare l'opinione pubblica su tutto ciò che è importante per la vita democratica. E per questo la Corte di Strasburgo definisce i giornalisti "cani da guardia della democrazia". E i cani da guardia sono lì per mordere, qualche volta".
[D: Arriviamo alla "separazione dei doveri", il dovere del magistrato di indagare, quello del giornalista d'informare. Pensa che uno di noi debba cercare e pubblicare tutte le notizie che trova, no?]
"Il giornalista deve pubblicare le notizie che sono di interesse pubblico, non quelle che soddisfano solo la curiosità del pubblico. La distinzione tra penalmente rilevante e penalmente irrilevante per il giornalista, mi si passi il gioco di parole, non ha nessuna rilevanza. La pretesa per cui sarebbero pubblicabili solo le notizie penalmente rilevanti è priva di senso. E non acquista senso ripetendola all'infinito".
[D: Forse, anche in stagioni politiche diverse, è utile alla politica tentare di imporla.]
"Il "potere", qualunque ne sia il colore, cerca di difendersi dai morsi che vengono da un'informazione non condizionata. Si tratta del pendant, sul piano dell'informazione, dell'altra regola che si è affermata in Italia: non solo le notizie, ma anche i fatti che non sono penalmente rilevanti, è come se non esistessero. Fino al punto di pretendere una sentenza penale definitiva per prenderli in considerazione. E tanto meglio se la sentenza non arriva mai".
[D: Ammetterà che, in questi giorni, c'è stata una ricerca ossessiva delle fonti. Non si rischia andando avanti così una sorta di attentato alla stampa?]
"La protezione delle fonti del giornalista è affermata sia dalla giurisprudenza nazionale sia da quella europea, ed è un principio sacrosanto che dimostra come vi sia tensione, e qualche volta contraddizione, tra le esigenze del segreto, e quella di informare l'opinione pubblica. Conflitti simili sono ben noti nei regimi liberali. La libertà di stampa è fondamentale, ma può incontrare limiti, non solo quelli che riguardano la vita privata dei singoli. Anche altri interessi pubblici possono richiedere tutela".
[D: L'annunciata legge sulle intercettazioni ha innescato l'autocensura dei procuratori che con le circolari l'hanno anticipata, mettendo paletti stretti alle telefonate. Già ora decidono cosa può uscire e cosa no.]
"Secondo me non è così, nel senso che quelle circolari specificano le regole che sono già nel codice di procedura penale e che riguardano l'uso o l'eliminazione di intercettazioni ai fini del processo penale. E la selezione vien fatta da un giudice, nel contraddittorio del pubblico ministero e dei difensori. Ma adesso parlavamo del lavoro del giornalista".
[D: Eh sì, ma una volta che la toga ha etichettato come irrilevante una conversazione, che magari, come per i Renzi, è giornalisticamente interessante, va a finire che se la si pubblica si scatena il putiferio.]
"È la prova che tra i doveri interni al processo e i doveri fuori dal processo, che riguardano i giornalisti, vi è una competizione che va composta tenendo conto degli interessi legittimi che sono in ballo e del valore fondamentale della libertà del giornalista, in primo luogo di cercare le notizie significative e poi di pubblicarle".
[D: Ma la legge che si vuole fare non comporta il bavaglio e il rischio di incriminazioni?]
"Intanto si tratta di una legge delega e molto dipenderà da come il governo la eserciterà, e poi i divieti di pubblicazione esistono già...".
*** Vladimiro ZAGREBELSKY, 1940, magistrato, ex giudice della Corte europea, intervistato da Liana Milella, "Intercettazioni, no ai divieti, il compito del giornalismo è fare la guardia al potere", 'la Repubblica', 21 maggio 2017
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